Prima di affrontare le patologie che colpiscono la colonna vertebrale, provo a spiegarvi che cosa è e come funziona.
Quando si parla di colonna vertebrale viene in mente qualche cosa di statico e tutto d’un pezzo; al contrario la colonna vertebrale è uno stelo osseo mobile, quindi non una struttura rigida. Immaginatevi un’insieme di ossa (vertebre) sovrapposte le une alle altre con interposti tra loro dei cuscinetti (dischi intervertebrali).
Questa pila di vertebre formano delle curve fisiologiche che sono concave e convesse e determinano la resistenza della colonna vertebrale nei confronti delle forze che la condizionano, quindi è necessario che si mantengano inalterate il più possibile durante tutta la vita. I dischi vertebrali svolgono la funzione di ammortizzatori delle vertebre e contribuiscono alla loro mobilizzazione.
Fino a quando le curve e i dischi sono mantenuti nella giusta posizione, lo stato di salute della nostra colonna non ne risente; i problemi insorgono quando una delle parti che compongono la struttura, inizia a modificarsi in seguito a vizi posturali, sforzi ripetuti, traumi, problemi viscerali, ecc.
Le patologie della colonna vertebrale
I casi più comuni sono legati alle attività quotidiane: camminare, correre, sollevare dei pesi, restare seduti per tante ore alla scrivania o in auto, sono spesso la causa dell’insorgere di
protrusioni ed
ernie del disco. Nel compiere questi semplici movimenti non siamo in grado di mantenere le curve fisiologiche, con la conseguenza che le forze di compressione aumentano e di conseguenza i dischi vertebrali, sottoposti a forti stress, riducono il loro volume.
La manifestazione di questi errori protratti nel tempo è il dolore.
A fianco delle vertebre fuoriescono dei ‘fili’, i nervi spinali, che sono molto sensibili agli stimoli. Se vengono toccati o compressi da una massa adiacente, ad esempio un disco vertebrale, possono scatenare quel dolore che tanti di noi conoscono.
Comunemente la sofferenza nervosa avviene a livello delle vertebre lombari (la parte bassa della colonna vertebrale) perché è lì che si manifesta il carico maggiore. In questa zona c’è il
nervo sciatico, un grosso ‘filo elettrico’ che arriva fino ai piedi. Quando c’è la compressione e la sofferenza di questo nervo, significa che probabilmente siamo di fronte ad una
lombosciatalgia o comunemente conosciuta come
sciatica. A seconda del livello in cui si irradia il dolore – solo fondoschiena oppure il gluteo, la coscia, il polpaccio o il piede – si comprende il grado di avanzamento del problema. Nei casi più gravi si può arrivare all’atrofia muscolare dell’arto interessato e quindi alla perdita funzionale dell’arto stesso.
Le vertebre impilate sono tenute insieme da legamenti e muscoli che le avvolgono rendendo la colonna vertebrale stabile e mobile. I piccoli muscoli che le tengono insieme sono molto forti e lavorano continuamente per contrastare le forze che intervengono a turbare l’armonia delle curve; questi muscoli esercitano importanti resistenze che da un lato permettono la tenuta, ma dall’altro aumentano la compressione delle vertebre e di conseguenza dei dischi vertebrali.
Di seguito una grafica esplicativa di quanto cambino i carichi vertebrali nelle diverse posizioni che assumiamo nel corso della giornata:
Semplici consigli per mantenere in salute la nostra colonna vertebrale
- La posizione seduta, che erroneamente riteniamo essere la più comoda, in realtà è collocata ai livelli di carico maggiore.
- Anche da sdraiati ci sono carichi vertebrali: la posizione migliore è quella supina (pancia in su) con ginocchia flesse.
- In posizione eretta risulta fondamentale mantenersi diritti, rispettare il baricentro e preservare le curve fisiologiche della colonna vertebrale.
- Quando trasportiamo dei pesi e ci dobbiamo adattare ai volumi di ingombro, è necessario mantenere una postura corretta distribuendo i carichi in modo simmetrico, sollevandoli piegando le ginocchia e mantenendo la colonna vertebrale il più possibile nel suo baricentro.
- Correggere le posture sbagliate con esercizi di ginnastica posturale.
Quanto peso possono sopportare le nostre vertebre?
In un uomo di taglia normale in posizione eretta, la pressione sui dischi lombari è di circa 80 kg. Spesso nei movimenti quotidiani siamo tendenzialmente inclinati in avanti, aumentando così del 50% la pressione sui dischi arrivando a circa 120 kg di carico. E’ per questa ragione che è fondamentale mantenere la colonna vertebrale al centro della base di appoggio. La posizione da seduti aumenta il carico discale del 40%, diventando circa 112 kg.
E se solleviamo un peso?
- Ad un peso di soli 10 Kg corrisponde una pressione sui dischi pari a 340 Kg.
- Con un peso di 20 Kg la pressione aumenta fina a 600 Kg.
- Con 50 Kg la pressione sul 5° disco lombare è pari a 900 Kg.
- Sollevando 100 Kg la pressione arriva fino a 1000 Kg.
Secondo il libro “Anatomia funzionale” di I.A. Kapandji, la massima pressione che può sopportare un disco vertebrale è di circa 800 Kg fino a 40 anni e circa 450 Kg dopo quell’età.
Fatevi i vostri conti! Maggiori saranno i vizi posturali, prima arriveranno i problemi.
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Lavoro come osteopata nel mio studio a Milano in zona Amendola Fiera a pochi passi dalla metropolitana Linea Rossa (fermata MM Amendola Fiera) e da CityLife.
Ma perchè è così difficile per le persone piegare le ginocchia? Si tratta solo di pigrizia? Complimenti per il post! 🙂
@ Roberta
Sembra che tutto quello che è semplice risulti difficile alle genti 🙂
Sono poche le persone che riescono a sentirsi mentre si "usano" e la maggior parte funziona in maniera sufficiente non avendo ben chiaro l'ottimizzazione dei movimenti, del resto, come scriverò in altri post, nessuno è stato educato in questo. Si ha una percezione spaziale in anteriore e superiore, i sensi sono su e davanti e le braccia sono "abusate", con il risultato che ci si dimentica che cambiare di livello significa piegare le ginocchia! molto spesso si funziona con automatismi, abitudini viziate dalla sufficienza che illudono efficacia e velocità ma in realtà nascondono costi molto alti, insidiosi, che si manifestano negli anni e quando arrivano a farsi notare, solitamente siamo già "malati". Una maggiore attenzione a sé farebbe risultare naturale quello che ora sembra "difficile ricordare".
Grazie per le tue domande e per il complimento 🙂
PS: ma tu le pieghi le ginocchia? 🙂