
Da anni mi occupo di difesa personale, ma non come in molti corsi in cui si dice che se uno ti afferra in quel modo si deve agire in quell’altro modo.
Io intendo la difesa personale come un metodo molto utile per scoprire davvero come funzioniamo in situazioni di stress di diverso tipo, quindi praticamente quasi sempre;-)
La maggior parte delle persone che vengono da me per fare delle lezioni di difesa personale pensano di dover sconfiggere chissà quale nemico fuori da loro, ma in poco tempo scoprono che il vero nemico da sconfiggere prima di tutto è dentro di loro. Questa affermazione non vuole essere una chiave filosofica che spiega i mali del mondo, ma un’evidente scoperta che spiega la realtà.
Siamo alla continua ricerca della tecnica segreta e del trucco per sconfiggere colui che ha scelto di aggredirci, ma sappiamo tutti che ormai chiunque può essere letale impugnando un’arma e che purtroppo contro quella si può fare ben poco.
La maggior parte di noi vive in gabbie delle quali non conosce nemmeno l’esistenza fino a quando non ci va a sbattere contro. Le sbarre sono i nostri limiti nei quali, ci sembra di essere più al sicuro. Ma non è così: in realtà quello che ci fa comodo ci vincola!
Ecco che la difesa personale assume un ruolo decisamente più interessante e complesso rispetto all’apprendere qualche ‘dritta’ su come dare una ditata in un occhio o qualche colpo basso. Diventa piuttosto un metodo in cui si comincia a fare i conti con le proprie dinamiche, spesso rigidità, prima mentali e poi fisiche, che realmente evidenziano i limiti che abbiamo accettato o peggio, che ci siamo imposti.
Il primo passo nella difesa personale, come la intendo io, è conoscere come siamo veramente, i nostri punti deboli e forti, le caratteristiche fisiche e caratteriali, per comprendere come funzioniamo e perché funzioniamo in quel modo. Capire come ci poniamo nei confronti di determinate situazioni, persone, luoghi e perché lo facciamo proprio in quel modo. Solo così possiamo sapere di che pasta siamo fatti.
L’unica certezza è che non tutti sono in grado di fare le stesse cose, dimostrato dalle azioni svolte nella quotidianità come mangiare, muoversi, respirare e relazionarsi. Ognuno di noi lo fa seguendo la propria forma, possibilità ed educazione.
Quindi, premessi i principi comuni che vengono evidenziati in corsi eterogenei, in casi ‘ad personam’ è fondamentale capire come noi e solo noi interagiamo con il mondo che ci circonda.
La difesa personale si chiama così perché è personale e va costruita su misura della persona stessa, come un vestito sartoriale; non è un compito affatto facile perché investe la persona nella sua interezza, permettendole di scoprire tante cose di sé e trasformandosi in un vero percorso psico-fisico.
E’ vero però, che nell’immaginario comune, si pensa che fare un corso di difesa personale è un buon modo per imparare a difendersi, attraverso la conoscenza delle tecniche e dei metodi di combattimento utili a sconfiggere chi ci aggredisce.
Quindi risulta necessario partire da quanto imparato nel corso (la parte finale di un processo) per andare a ritroso e comprendere meglio la forma di relazione che vogliamo imparare ad affrontare: la violenza. E vorrei sottolineare che la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci!
Prima di arrivare a questo fatale errore (il contatto fisico) esistono situazioni ignorate ed inesplorate, che se si conoscessero probabilmente ci farebbero evitare di vivere esperienze di violenza dalle quali nessuno ne esce mai realmente vincitore e privo di danni.
Quali sono questi situazioni? Prevenzione, Inibizione, Fuga e, solo alla fine, il reale, crudo contatto fisico generalmente violento.
Comprendere meglio le reali potenzialità di questi ‘momenti’ antecedenti lo scontro può risultare fondamentale per evitare spiacevoli situazioni e aiutarci a vivere meglio la vita.
Se volete capire qualcosa di più relativamente al vostro peggior nemico, cioè voi 😉 siete i benvenuti.
E’ vero però, che nell’immaginario comune, si pensa che fare un corso di difesa personale è un buon modo per imparare a difendersi, attraverso la conoscenza delle tecniche e dei metodi di combattimento utili a sconfiggere chi ci aggredisce.
Quindi risulta necessario partire da quanto imparato nel corso (la parte finale di un processo) per andare a ritroso e comprendere meglio la forma di relazione che vogliamo imparare ad affrontare: la violenza. E vorrei sottolineare che la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci!
Prima di arrivare a questo fatale errore (il contatto fisico) esistono situazioni ignorate ed inesplorate, che se si conoscessero probabilmente ci farebbero evitare di vivere esperienze di violenza dalle quali nessuno ne esce mai realmente vincitore e privo di danni.
Quali sono questi situazioni? Prevenzione, Inibizione, Fuga e, solo alla fine, il reale, crudo contatto fisico generalmente violento.
Comprendere meglio le reali potenzialità di questi ‘momenti’ antecedenti lo scontro può risultare fondamentale per evitare spiacevoli situazioni e aiutarci a vivere meglio la vita.
Se volete capire qualcosa di più relativamente al vostro peggior nemico, cioè voi 😉 siete i benvenuti.