Salute e lavoro: i movimenti del corpo
Uno degli aspetti più rilevanti per quanto riguarda la vita di una persona è la professione che svolge. Se è vero che non siamo il lavoro che facciamo ma le persone che siamo, inevitabilmente il lavoro modella il nostro corpo a causa delle abitudini e delle routine che lo caratterizzano. Per questo motivo è necessario affrontare la relazione che intercorre tra il lavoro e la salute.
La definizione data dalla Treccani per la parola professione è la seguente: “Attività intellettuale o manuale esercitata in modo continuativo e a scopo di guadagno. In senso ampio, qualsiasi attività lavorativa abituale, inclusi anche i vari impieghi e mestieri”.
Ogni professione è caratterizzata principalmente da tre aspetti:
- le mansioni svolte
- gli strumenti utilizzati
- il luogo di lavoro
Mi permetto di aggiungere un quarto punto:
I movimenti che si fanno con il proprio corpo per svolgere la professione.
Quest’ultimo aspetto non può essere trascurato poiché un errato uso del corpo mentre si svolge il proprio lavoro, può essere una delle cause delle cosiddette malattie professionali.
L’INAIL definisce le patologie professionali come patologie la cui causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo (causa diluita e non causa violenta e concentrata nel tempo).
La nascita dell’ergonomia: le misure del corpo umano
E’ per via della crescente meccanizzazione del lavoro, che nasce la scienza dell’ergonomia. Il termine usato per la prima volta nel 1897, viene ripreso nel 1949 da Hywel Murrel (psicologo britannico) che lo utilizzò per descrivere le linee guida nel design di prodotti, servizi o ambienti rispondenti alle necessità dell’utente.
L’ergonomia si occupa dell’interazione tra gli elementi di un sistema e la funzione per cui vengono progettati, allo scopo di migliorare il benessere dell’utente e l’insieme delle prestazioni del sistema. Si basa su molte scienze nello studio degli esseri umani e dei loro ambienti, tra cui antropometria, ingegneria meccanica e biomedica, design industriale, fisiologia e psicologia.
Molti progressi sono stati fatti in ambiti professionali relativamente alla progettazione di oggetti e dei luoghi di lavoro, allo scopo di renderli funzionali e adeguati ai lavoratori, partendo da schemi antropometrici e diagrammi che descrivono i compiti.
Se la scienza e la tecnologia cercano di rendere il luogo di lavoro e gli oggetti sempre più adattabili al nostro corpo, tuttavia non sono in grado di considerare tutte le numerose variabili che caratterizzano ogni individuo e che non potranno mai essere soddisfatte al 100%.
Immagina la differenza che c’è tra un abito prodotto in serie e quello cucito addosso da un sarto.
La forma che nasce per soddisfare la funzione degli oggetti, è il risultato delle misure standard dell’essere umano, è per questo motivo che sarà il nostro corpo e l’impiego che ne faremo, a fare la differenza.
Le professioni prevedono inoltre anche la presenza del nostro corpo nello spazio tridimensionale: il piantone di guardia che immobile sorveglia un luogo sensibile; la commessa che non si siede mai durante le ore di lavoro al contrario di un impiegato che passa gran parte del tempo lavorativo stando seduto.
I corrieri che sollevano parecchi colli ogni giorno e per molte ore, o i rider curvi sui manubri delle loro bici; i tassisti con le braccia tese appoggiate al volante, i parrucchieri con le braccia alzate per tagliare i capelli o i cuochi che trascorrono il tempo del loro lavoro in piedi nelle cucine, sollevando padelle, usando strumenti affilati e stando chini sul piano di lavoro per curare un impiattamento.
I corpi nello spazio sono fermi o si muovono, con o senza attrezzi ergonomici, per questo motivo è fondamentale educare ogni professionista ad impiegarsi in modo efficiente ed ottimizzare ogni azione.
Il corpo umano non è progettato per mantenere nel tempo le stesse posizioni, le posture errate ripetute nel tempo sono tra le cause dell’insorgenza delle malattia professionali.
Ogni professionista dovrebbe preparasi anche fisicamente per intraprendere il mestiere che svolge, proprio come un atleta che cura ogni aspetto del suo allenamento, per ottenere la massima prestazione senza inciampare in stop forzati che danneggerebbero la sua performance. Anche ai professionisti dovrebbe essere insegnato come impiegare le proprie risorse fisiche, visto che spesso i movimenti sono routinari e si possono suggerire posture corretti da mantenere nello svolgimento della professione.
Come dico ai miei pazienti:
Un’ora di palestra o di attività fisica, non sono sufficienti a correggere i danni che ci provochiamo nella quotidianità.
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Lavoro come osteopata nel mio studio a Milano in zona Amendola Fiera a pochi passi dalla metropolitana Linea Rossa (fermata MM Amendola Fiera) e da CityLife.