Aikido e Salute: la sfera dinamica delle spalle

L’Aikido, come altre attività psicomotorie, offre la possibilità di coinvolgere la persona nella sua totalità. Il grado di coinvolgimento, naturalmente, dipende dalle intenzioni, dalle possibilità, dalle capacità e dalla consapevolezza.
Sul piano fisico biomeccanico, per il principio di continuità articolare, la pratica dell’Aikido coinvolge tutte le articolazioni del corpo.
Ti invito a leggere i precedenti articoli: Ikkyo e l’articolazione del gomito,  Nikyo e l’articolazione del polso e l’Aikido e le articolazioni delle anche in alcune proiezioni non rotolate.
In questo articolo voglio spiegarti qual è il ruolo di una articolazione estremamente importante perché quella più vicina al concetto che ben conoscerai della sfera dinamica, concetto ben espresso nel libro scritto da Oscar Ratti e Adele Westbrook Aikido e la sfera dinamica: l’articolazione della spalla.

Spalla e sfera dinamica

La spalla è una enartrosi, ossia l’articolazione con maggiori possibilità di movimento rispetto a tutte le altre articolazioni ed è la più complessa e sofisticata di tutto il nostro organismo; segna l’incontro tra tre ossa molto importanti: la clavicola, la scapola e l’omero.
Questi tre elementi ossei, collaborano tra loro per agganciare ciascun arto superiore, definito scheletro appendicolare.

I numerosi legamenti e i tendini dei muscoli che rivestono l’articolazione della spalla costituendo di fatto la capsula articolare, permettono una grande varietà di movimenti:

  • Abduzione dell’omero: consiste nell’elevare l’omero lungo il piano frontale, di modo che risulti perpendicolare alla direzione della colonna vertebrale.
  • Adduzione dell’omero: consiste nell’avvicinare l’omero al piano sagittale di modo che sia parallelo alla colonna vertebrale.
  • Flessione dell’omero: consiste nel sollevare l’omero in avanti, da una posizione di partenza che è parallela al tronco.
  • Estensione dell’omero: consiste nel sollevare l’omero all’indietro, da una posizione di partenza che è parallela al tronco.
  • Rotazione interna dell’omero: consiste nel ruotare il braccio verso l’interno, con il gomito piegato a 90° e la mano parallela al suolo.
  • Rotazione esterna dell’omero: consiste nel ruotare il braccio verso l’esterno, con il gomito piegato a 90° e la mano parallela al suolo.
  • Adduzione scapolare: è il gesto per cui la scapola tende ad avvicinarsi il più possibile al piano sagittale.
  • Abduzione scapolare: è il gesto per cui la scapola tende ad allontanarsi il più possibile dal piano sagittale.
  • Circonduzione dell’omero: è la combinazione dei gesti di flessione, estensione, abduzione e adduzione dell’omero.

Queste sue ampie possibilità di movimento coinvolgono l’articolazione della spalla in moltissimi gesti e nel nostro specifico caso è coinvolta quando eseguiamo o riceviamo una tecnica o effettuiamo una caduta.
Se ci pensi, la spalla è l’ultima articolazione che si incontra prima di giungere all’asse, alla colonna vertebrale, al centro e paradossalmente è quella maggiormente in grado di compensare eventuali provocazioni articolari.
In fondo, a guardarla simpaticamente, la spalla è una palla con una S davanti 😉.

Libro Sergio Cavagliano

Anatomia e fisiologia della spalla

A differenza dell’articolazione sferica dell’anca, in cui la testa del femore viene accolta in misura maggiore dall’acetabolo consentendone una maggiore stabilità, la testa dell’omero è tenuta adesa alla cavità glenoidea della scapola, solamente da muscoli, legamenti e struttura fibro-capsulare.
Questa condizione le permette da un lato degli ampi gradi di movimento ma dall’altro una maggiore vulnerabilità strutturale.

Articolazione dell'anca Articolazione della spalla

La mobilità della spalla è garantita da ben cinque articolazioni che lavorano in sinergia tra loro:

  • Articolazione gleno-omerale
  • Articolazione acromion-clavicolare
  • Articolazione sterno-clavicolare
  • Articolazione scapolo-toracica
  • Articolazione sottodeltoidea

Hai mai sentito parlare della cuffia dei rotatori?
È un gruppo di muscoli che avvolgono l’articolazione della spalla in maniera da creare una sorta di cuffia appunto, che la protegge e la stabilizza.
Al di sopra di questi muscoli un altro muscolo importante, il deltoide, che con i suoi fasci anteriore, medio, posteriore, coadiuva i movimenti della spalla su tutti i piani.

Cuffia rotatoriVista Laterale

Con la Pratica Aikido-Salute spiego ed evidenzio l’importanza della conoscenza dell’anatomia e della fisiologia articolare, in modo da comprendere le reali possibilità motorie per poter migliorare gli eventuali deficit articolari attraverso la ginnastica preparatoria (Aikitaiso), la pratica e le leve.
In riferimento all’articolo del gomito e di ikkyo, faccio una riflessione inerente l’inizio e la fine di questa tecnica.

L’irimi di questa tecnica, come del resto anche per nikyo, sankyo, yonkyo e gokyo, si esprime in una flessione e abduzione del braccio con una intrarotazione della spalla di Uke. Questi movimenti sono molto simili a quelli eseguiti nel test diagnostico di Hawkins – Kennedy per verificare lo stato di salute dell’articolazione della spalla ed un eventuale sindrome da conflitto sub-acromiale.

Hawkins - Kennedy Test IkkyoUke Tori

Cosa significa? Alcuni movimenti della spalla, come quelli di qualsiasi altra articolazione, possono metterne in risalto la funzionalità e sono indicativi di problematiche in corso o possono scatenarle se eseguiti ripetutamente.
Lo stesso vale per la fase finale di ikkyo, il controllo a terra, in cui la posizione raggiunta è altrettanto simile ad altri test predittivi per problematiche di spalla, il Test di Neer e il Test di Jobe.

Ikkyo immobilizzazione a terraNeer Test Jobe Test

Quindi trovo sensato che è necessario restare fedeli al concetto di sensibilità e di estensione della percezione perché quando si afferra un polso o un braccio non si sta toccando solo un punto specifico ma attraverso di esso, si sta entrando in contatto con un sistema estremamente complesso e ricco di funzioni che coinvolgono  la pelle, i tendini, i muscoli, le articolazioni, le altre articolazioni e perfino la sfera psico-emotiva. Una grande occasione, un grande atto di fiducia da parte di chi lo permette e che non vale la pena tradire.

Ecco perchè, senza venire meno all’efficacia ricercata nelle tecniche di Aikido, ha senso lavorare affinché le articolazioni coinvolte non solo non subiscano danni ma al contrario, una volta identificati i limiti, si possa agire per recuperare una maggiore espressività articolare, requisito richiesto per poter praticare al meglio e in sicurezza.

Non c’è niente di peggio che lavorare con chi ha qualche problema articolare

Tutti andiamo in protezione quando abbiamo qualche fastidio o dolore, con il risultato che ci irrigidiamo.
Hai mai lavorato con qualcuno particolarmente rigido? Sicuramente sì e magari hai pensato che fosse fuori forma o che si adoperasse per impedirti di fare il tuo Aikido. Magari invece aveva dei dolori o fastidi a qualche articolazione e conoscendo il modus operandi dell’aikidoka medio, si è messo in una condizione di protezione inibendo in qualche modo il fluire dei movimenti.
Il risultato? Fatica, forza, frustrazione, mancanza di fiducia, rottura di una armonia ricercata, in pratica il nulla.

Un differente approccio all’Aikido

Se invece l’approccio fosse differente? Se invece di voler violentare delle articolazioni le volessi risparmiare o addirittura migliorare riuscendo comunque a neutralizzare un attacco? È molto più difficile essere efficaci senza fare male, lo sapevi? Una grande forma di rispetto: neutralizzare il compagno senza creare alcun danno. Questo è quello che spiego con la mia Pratica Aikido-Salute.

Per dare un pugno si usano dei muscoli, per non darlo se ne usano degli altri 

Allenarsi a non fare male rimanendo efficaci, un percorso più lungo e difficile da realizzare, un po’ come nella saga di StarWars in cui si esprime il dualismo tra due forze, il bene e il male, gli Jedi e il lato oscuro della forza, più facile e veloce ma non così potente.

Starwars lotta tra bene e male

 

Devi sapere che i movimenti della spalla dipendono fortemente dai movimenti che compie la scapola, infatti si considerano maggiormente le articolazioni gleno-omerale e scapolo-toracica.
Questi sono i muscoli che muovono le nostre spalle.

 

Muscoli spalla

Una cosa importante da sapere è che le nostre braccia si alzano solo per alcuni gradi senza l’aiuto delle nostre scapole, dopodiché se non intervengono anche loro, le braccia non si alzano più.
Esiste un rapporto di 2:1 tra i movimenti della gleno-omerale e la scapolo-toracica. In un ROM (range of motion) totale di 180°, la gleno-omerale partecipa per 120° mentre la scapolo-toracica per 60°.
Il movimento che compie la scapola durante l’abduzione dell’arto si chiama movimento a campana, proprio perché lo ricorda.

gradi di movimento scapola

Questa complessità di strutture che partecipano al movimento che definiamo semplicemente con alzare il braccio, in realtà offrono molte occasioni per rendere un gesto così apparentemente semplice, piuttosto complicato e non privo di conseguenze, negative o positive,
Non è possibile identificare le variabili morfologiche di tutti, non siamo medici e non pratichiamo Aikido per questo, ma credo possa valere la pena quanto meno riflettere su queste informazioni e sopratutto chiedersi, cosa siamo davvero in grado di fare mentre eseguiamo o riceviamo una tecnica di leva.

Nel caso di ikkyo ad esempio, un approccio in irimi meno diretto potrebbe risultare meno pericoloso per chi lo esegue, perchè lo esporrebbe in maniera minore ad un eventuale calcio, permetterebbe uno squilibrio in rotazione del compagno con una minore compressione della spalla che lasciata più libera di compensare, riuscirebbe a ruotare più facilmente, predisponendo il compagno in una posizione migliore per arrivare al suolo.
In questo modo si ridurrebbe di molto la comune frustata alla spalla a chi riceve la tecnica, spesso causata da una scelta di tempo sbagliata. Ti ricordo che non si è obbligati a fare sempre le tecniche in omote, soprattutto quando si è in ritardo sul tempo di attacco, esistono anche le forme in ura.

Una volta a terra, invece di appoggiare subito il braccio sul tatami e magari strofinarlo come uno straccio per ricercare un angolo di blocco rispetto al tronco del compagno, sarebbe più utile lavorare con l’arto ancora sollevato sulla coscia e lentamente ricercare i limiti di mobilità, in modo da arrivare al suolo già al fine corsa fisiologico dell’articolazione.

Questo approccio permetterebbe:

  • Uno sviluppo della sensibilità da parte di chi esegue la tecnica;
  • Un lavoro sui limiti articolari di chi la riceve;
  • Una lentezza di movimento che non viene meno all’efficacia della tecnica e permette un maggiore ascolto;
  • Una predisposizione fiduciosa di chi riceve la leva atta a farsi aiutare a migliorare un limite articolare;
  • Una attenzione alla respirazione da parte di entrambi.

Un’altra tecnica interessante che sollecita non poco le spalle è lo shionage.
Quello che io considero un errore comune, ossia ciò che potrebbe compromettere in maniera importante la spalla, è cercare un angolo di leva che gravi sulla spalla o sul gomito. Un angolo eccessivamente aperto rispetto all’asse del compagno e che non tenga presente delle sue possibilità articolari rischia di creare un trauma pluriarticolare.
Certo, tutto dipende dagli intenti, se ho a che fare con un cattivone e lo voglio neutralizzare, probabilmente sarebbe lecito attuare questa variabile, ma con il compagno di pratica è necessario mettere in atto questa strategia?

Qual è il senso recare un danno alla persona che mi sta aiutando a capire le numerose dinamiche psicofisiche contenute in un gesto?

Di seguito ho cercato di rendere più chiaro con delle immagini quanto ti sto spiegando.
A sinistra un angolo eccessivo, molto comune, che produce solamente una leva a più articolazioni.
Uke è ancora sufficientemente in asse, al punto che Tori ha dovuto cambiare il livello abbassandosi.
Tori probabilmente continuerà il gesto tagliando con le mani il vuoto davanti a lui mentre Uke cadrà per una brutta leva e sarà costretto a saltare per evitare il peggio.
A destra un angolo ottimale, che controlla attraverso la spalla protetta l’asse del compagno, al punto da arrivare correttamente a piegargli le ginocchia.
È decisamente entrato nell’asse di Uke senza violentare altre articolazioni, il taglio è in direzione della schiena del compagno, lo scopo è pienamente raggiunto.

Shionage sbagliato  Shionage corretto

Per concludere, senza entrare nella soggettività di intenti di ogni praticante di Aikido, credo sia buon senso utilizzare a fini salutari una disciplina così completa, che attraverso le sue tecniche raffinate, mira al controllo del conflitto non creandone un altro, ma trasformandolo attraverso conoscenze e capacità, in qualche cosa di non dannoso, ne per noi stessi, ne per il prossimo.
Fai attenzione alle tue articolazioni e a quelle dei tuoi compagni di pratica così da mantenere tutti una buona salute e continuare a godere di questa meravigliosa passione comune.

Buona sana pratica 🙏

Leggi gli altri approfondimenti che trovi nella pagina Aikido.

2 Responses to Aikido e Salute: la sfera dinamica delle spalle

    • Sergio

      Grazie William penso sia davvero utile una maggiore conoscenza del proprio corpo nella pratica delle arti marziali e non solo, considerando che è lo strumento che utilizziamo. Consapevolezza e sensibilità contribuiscono ad una pratica ottimale e a una vita più sana. Buone letture.

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