Aikido e Osteopatia: punti di incontro
Pratico l’Aikido da trent’anni.
Lo shiatsu da diciotto.
La massoterapia da una decina di anni.
L’Osteopatia è storia più recente, seppure sia stata il naturale approdo e il punto di incontro tra le discipline che ho studiato in questi anni e che hanno in comune il contatto fisico e la relazione.
Una delle prime tecniche che mi sono state insegnate nella pratica dell’Aikido è stata la stretta di mano; così come è accaduto con lo shiatsu quando mi hanno mostrato come appoggiarmi con il palmo delle mie mani sulla schiena del ricevente lasciando che fosse il peso del corpo ad esercitare la pressione attraverso la gravità.
Una situazione analoga è accaduta nel corso delle prime lezioni di osteopatia: durante il primo contatto fisico con il corpo di un compagno di corso, mi è stato chiesto di non fare nulla, ma di aspettare, ascoltare, lasciare fare.
Aikido e Osteopatia hanno tanti principi in comune:
- sono discipline che prevedono il contatto;
- entrambe ambiscono a mantenere la circolazione dei fluidi in armonia;
- lavorano sui compensi articolari;
- sono attente alle dinamiche di relazione;
- hanno rispetto delle possibilità dell’altro;
- attribuiscono importanza alla respirazione naturale conoscendone le influenze sui diversi piani;
- sensibilizzano all’ascolto di sé.
Una lesione osteopatica è riconducibile ad problema di mobilità. Un tessuto, un viscere, un’articolazione con ridotta mobilità o una mobilità vincolata in una direzione anziché in un’altra sono il segnale di una disarmonia che può portare a compensi e sfociare in una patologia. L’osteopata ha il compito di ricercare le cause che hanno portato a questi vincoli e riarmonizzare il tutto, stimolando il corpo a rispondere in maniera adeguata per ristabilire l’equilibrio.
Così avviene nell’Aikido: quando c’è un attacco c’è uno squilibrio che può sfociare in un danno (una patologia) quindi colui che viene attaccato, deve cercare di dissipare le conseguenze per riarmonizzare una condizione che è evidentemente sfociata in una situazione non ottimale.
Il movimento è vita
Nella pratica dell’Aikido quando il nostro compagno (Uke) effettua una presa per bloccarci, non dobbiamo opporre resistenza ma sforzarci di ascoltare la direzione imposta da chi sta agendo e cercare di indirizzare l’intenzione trasformandola in movimenti a spirale per neutralizzare l’attacco. Non c’è un intervento cruento ne la volontà di opporsi in modo rigido, bensì il desiderio di unirsi, di fondersi in una comunione per evitare il conflitto.
L’aikido è armonia e non scontro violento.
Quando l’osteopata tocca il corpo del paziente, l’osteopata deve ascoltare la risposta del corpo. Il paziente non dovrebbe mai avvertire dolore durante le manovre osteopatiche, il terapista dovrebbe seguire quella che viene definita la via facilitata non contro barriera. Anche qui non ci si oppone, ma si accompagna seguendo le direzioni facilitate dei tessuti, delle articolazioni, del respiro. Così il corpo, non sentendosi violentato, si predispone a funzionare al meglio, permettendo all’osteopatia di aiutarlo a ritrovare il suo equilibrio.
L’invisibile diventa palpabile
Quello che si vede, spesso non è quello che si sente.
Nell’Aikido una semplice presa ad un polso non si limita a tenere il polso ma si estende e si espande fino ad influenzare tutta la persona. Accade lo stesso anche con l’Osteopatia: le mani appoggiate dolcemente sulla pelle consentono ad una sensibilità attenta, di percepirne i movimenti e gli scorrimenti fasciali sottostanti, l’osteopata può decidere se seguirli o inibirli, ottenendo risultati spesso sorprendenti. Così i movimenti a spirale delle tecniche dell’Aikido si rendono compatibili con i movimenti fluidici del collagene dei tessuti fasciali che, nei classici movimenti di flesso estensione o movimenti combinati, si dispongono sovrapponendosi creando spirali che influenzano i movimenti articolari stessi. Un micro movimento, influenza un macro movimento.
La percezione di sé è fondamentale per poter permetterci di percepire l’altro.
Il contatto è un modo molto valido per capire come funziona la persona con cui ci stiamo relazionando e come funzioniamo noi. Così come nell’Aikido, anche nell’Osteopatia in alcuni circostanze, il contatto diventa meno irrilevante, fino quasi ad annullarsi. Questo perché più si tocca, più si diventa invasivi ed influenzanti, meno si sente. Nell’Aikido non è raro vedere qualcuno proiettare l’altro apparentemente senza averlo toccato, così come nell’Osteopatia, il semplice ascolto di un cranio può a volte risolvere problematiche che sembrano estranee a questa metodica.
Quando si è imparato a sentire se stessi e l’altro, allora risulta importante espandere le proprie sensazioni e capacità con il concetto di estensione e intenzione.
Tornando all’inizio di questa riflessione e alla prima tecnica di Aikido che mi è stata insegnata: quando stringo una mano in realtà cosa sto stringendo? Dove voglio e sente di essere? Riesco a canalizzarmi oltre la mano? Posso estendermi fino ai piedi e bloccare o spostare la persona che mi si para davanti? Cosa mi sta comunicando l’altra persona? Pensa a quante informazioni si potrebbero ottenere se solo fossimo più presenti al contatto e alla relazione.
Così accade con l’Osteopatia: quando appoggio le mie mani sotto un cranio, quando mi appoggio con le mani su un osso sacro, dove voglio essere? Cosa sento o cosa voglio sentire? La persona sta accettando il contatto? Si sta rilassando e lasciando andare oppure si è irrigidita? Che influenza ha il mio contatto sulla sua respirazione? La mia percezione a quale livello vuole indagare? Voglio sentire superficialmente o scendere in profondità? Fino a dove il paziente mi permette di arrivare?
A chi pratica Aikido è chiaro il concetto biomeccanico compensativo: quando una articolazione non è più in grado di lavorare, lo chiede alla contigua. Quindi alla fine del range di mobilità di un polso ad esempio, interverrà necessariamente un gomito, poi una spalla fino ad arrivare a qualche vertebra della colonna vertebrale. Questo è il principio delle leve articolari che si studiano in questa arte marziale e che permettono l’inibizione o il bloccaggio completo del compagno che ha provocato con un attacco.
In qualità di osteopata, utilizzo il concetto biomeccanico compensativo per risalire alle possibili cause scatenanti questo effetto domino, che possono giustificare un dolore cervicale originato da una storta ad una caviglia. In questi casi, a differenza dell’Aikido, i compensi non sono provocati consapevolmente dall’altro, ma sono autogestiti in maniera del tutto inconsapevole fino al momento in cui si avverte dolore.
Questo principio che tutto è uno, è un altro dei punti di contatto tra queste due discipline. Una visione olistica è fondamentale per comprendere dinamiche complesse che seguono regole fisiologiche, biologiche, psicologiche compensate in maniera soggettiva. Questo è la singolarità: ogni volta è la prima volta.
La Legge dell’arteria teorizzata dal Dr. Still, fondatore dell’Osteopatia, sostiene l’importanza della necessità del corretto fluire dei liquidi nei tessuti corporei in modo da nutrirli e mantenerli nelle condizioni di funzionare. Se questo non accade ecco comparire situazioni sfavorevoli che creano squilibri fino ad arrivare alle lesioni osteopatiche e alle patologie.
Analogo concetto è espresso dalla Medicina Tradizionale Cinese in cui si afferma il bisogno fondamentale del corretto e armonioso fluire delle energie in tutto il corpo, attraverso i meridiani di agopuntura. In caso contrario si creano perturbazioni energetiche che generano situazioni di vuoto (Yin) o pieno (Yang) che se non ripristinate, favoriranno lo sviluppo di malattie.
Lo stretching dei meridiani effettuato con lo Shiatsu, le leve articolari dell’Aikido, i trattamenti fasciali e cranio sacrali dell’Osteopatia, hanno tutti il medesimo intento di ripristinare la circolazione dei fluidi e delle energie in tutto il corpo.
Morirei Ueshiba Sensei, il fondatore dell’Aikido, tra i tanti aforismi scrisse:
Tutte le tecniche dell’Aikido devono esser collegate ai principi universali.
Le tecniche che non sono collegate a tali principi si ritorceranno contro di voi, facendo a pezzi il vostro corpo.
Nell’Aikido, il cambiamento è l’essenza della tecnica. Non vi sono forme nell’Aikido. Poiché non vi sono forme, l’Aikido è lo studio dello spirito. Non rimanete coinvolti nelle forme; se lo fate, perderete tutte le sottili distinzioni che funzionano nelle tecniche.
Nell’Aikido, l’acume spirituale viene per primo, seguito dalla trasformazione del cuore. Una vera tecnica si basa su veri pensieri.
Utilizzate il vostro corpo per manifestare lo spirito in forma fisica.
Ueshiba e Still avevano tante cose in comune.
Buona pratica sana 🙏🏻
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