Aikido e Salute: cadere sulle anche
I contenuti che parlano di Aikido sono per la maggior parte delle volte incentrati sugli aspetti storico-culturali e filosofici e ampio spazio viene destinato all’analisi e alla dimostrazione delle tecniche. Tutti, almeno una volta, abbiamo googolato alla ricerca dei video dei maestri e integrato la nostra conoscenza con i testi che parlano di questa arte.
L’Aikido può essere anche un’arte della salute?
Voglio partire immediatamente con un elenco di domande allo scopo di portare la tua attenzione sul focus di questo articolo:
- Quale è il tuo grado di conoscenza relativamente ai traumi causati dalla pratica?
- Le articolazioni del tuo corpo quali costi devono sopportare quando ricevono le tecniche di leva e di proiezione?
- Hai mai considerato l’ipotesi che potresti avere dei benefici praticando Aikido, oppure hai messo in conto di subire o poter causare solo traumi?
- Ritieni che gli anni di pratica inevitabilmente causeranno dei problemi alla tua salute?
- Sei davvero convinto che essere sbattuti al suolo come un sacco di patate, ti rinforzi e ti tempri come fa il maestro di spada con una katana?
Cercherò di fare chiarezza e provare a mettere in evidenza questo aspetto dell’Aikido (le cui finalità le spiego nella Pratica Aikido-Salute), che viene forse ritenuto secondario o spesso ignorato, nonostante si riferisca allo strumento per eccellenza che usiamo per praticare: il nostro corpo! Sarai d’accordo con me che è necessario mantenerlo in buona salute per permetterci di continuare a godere del piacere della pratica.
Sarebbe ancora più funzionale se, proprio grazie alla pratica, il nostro corpo si fortificasse e migliorasse il suo livello di salute, sia sul piano muscolo-scheletrico e articolare, sia su quello psicologico comportamentale.
In letteratura si sa molto poco relativamente ai danni da caduta nelle arti marziali. Sono stati fatti alcuni studi pubblicati su riviste e siti scientifici in cui si è cercato di valutare i possibili danni o benefici sulle strutture ossee che subiscono impatti da cadute. In particolare lo studio intitolato “Could martial arts fall training be safe for persons with osteoporosis?: a feasibility study” ha cercato di verificare rischi e benefici delle cadute nelle arti marziali, in pazienti osteoporotici. Questo perchè da statistica, il 90% delle fratture all’anca sono dovuti a cadute. I risultati, come per altri studi similari, non sono stati ritenuti soddisfacenti per dare un parere rilevante in termini scientifici. La variabilità della soggettività, ridotte risorse da testare, posizioni, altezze, velocità e bias congnitivi, hanno solo indicato la necessità di ulteriori approfondimenti in merito, senza alcuna evidenza allo stato attuale.
In questo post mi focalizzo sulle articolazioni per evidenziare ciò che è invisibile ai nostri occhi ma che accade effettivamente sul piano bio-meccanico.
Nella pratica delle arti marziali e degli sport da combattimento esistono diversi tipi di infortunio: lussazioni causate da leve articolari eccessive, traumi da contatto, stiramenti muscolari, fino ad arrivare alle fratture ossee.
Penserai che in fondo è il prezzo da pagare per aver scelto di praticare queste discipline e non aver deciso di iscriverti al circolo del bridge 🙂 Tuttavia ti sei mai chiesto di chi è la responsabilità e qual è il rapporto tra il costo e il beneficio dell’applicazione di una tecnica, che genera la caduta che causa il trauma?
In un mio precedente articolo Cadere o fare una caduta, ho scritto in merito alla differenza tra fare una caduta e cadere.
Impariamo a fare le cadute per permettere ad Uke di rispondere all’azione di Tori e proseguire la pratica; questo può accadere solo se si rimane fedeli alle regole che la pratica ci imporrebbe. Nel momento in cui le energie impiegate diventano eccessive, non solo si viene meno al principio del massimo rendimento con il minimo sforzo, ma si incorre nel rischio di creare danni fisici.
Rotolare quando si impatta con il terreno, è la condizione fondamentale per dissipare le forze a cui il nostro corpo viene sottoposto in caso di proiezione.
Se questo non può avvenire, per il tipo di tecnica applicata o per una cattiva gestione da parte dei soggetti coinvolti, il risultato è una gran forza di impatto che si localizza in una zona limitata e che non potendo essere dissipata, potrebbe causare severi danni anche se non sempre subito evidenti.
Le articolazioni a rischio nella pratica dell’Aikido
L’immagine qui sotto mostra le articolazioni che vengono sollecitate normalmente durante l’attività fisica.
In Aikido sono maggiormente sollecitate le articolazioni degli arti superiori, le anche (l’articolazione coxo-femorale) e la colonna vertebrale, non sempre così flessibile come dovrebbe essere.
Le articolazioni rispondono a delle meccaniche ben precise e vengono classificate in modi differenti. A seconda del loro grado di mobilità possiamo classificarle come:
- Articolazioni fisse o sinartrosi: sono sostanzialmente articolazioni che permettono un minimo o nessun movimento. Sono articolazioni fibrose, quindi il tessuto legante tra le due ossa è fibroso come le suture craniche.
- Articolazioni ipo-mobili o anfiartrosi: questo tipo di articolazioni consentono una leggera mobilità che è maggiore rispetto alle articolazioni fisse. Il tessuto connettivo in questo caso è di natura cartilaginea, come le articolazioni vertebrali.
- Articolazioni mobili o sinoviali: questo tipo di articolazioni consentono il massimo movimento tra le ossa coinvolte. Sono anche chiamate diartrosi e sono ulteriormente classificate in sei tipi a seconda del tipo di movimenti possibili.
La pratica dell’Aikido coinvolge soprattutto le articolazioni ipo-mobili, come le vertebre e le articolazioni del bacino, e le articolazioni mobili, ossia le dita, i polsi, i gomiti, le spalle, le anche, le ginocchia e le caviglie.
In questo articolo, vorrei però concentrarmi sul bacino, quella zona del corpo a cui diamo molta rilevanza perché è il centro della gravità e dell’equilibrio e per i movimenti circolari delle anche.
Per fare delle considerazioni in merito alle articolazioni delle anche e del bacino, dobbiamo pensare a tutte quelle cadute non rotolate, ad esempio alcuni Koshinage, Kotegaeshi o Juji garami, che non ci permettono di scaricare la forza di impatto con gli arti superiori prima di rovinare definitivamente al suolo.
Cosa accade alle nostre strutture osteo-articolari?
In questa immagine ho indicato 3 articolazioni relative al bacino e all’anca, che sono direttamente interessate quando impattiamo al suolo sui fianchi.
- Articolazione coxo-femorale: è una enartrosi, ossia uno dei sei tipi di diartrosi, ossia le articolazioni mobili;
- Articolazione sacro-iliaca: di difficile classificazione per la variabilità che presenta, soprattutto in relazione all’età;
- Articolazione della sinfisi pubica: è una anfiartrosi, quindi appartenente alle articolazioni ipo-mobili, composta da cartilagine ialina che ricopre le estremità delle ossa pubiche e un disco fibrocartilagineo.
La forza d’urto che si propaga quando impattiamo contro il tatami, influenza prima di tutto l’articolazione coxo-femorale che tende a comprimersi ulteriormente nell’acetabolo e l’ala iliaca si schiaccia contro l’osso sacro, imprimendo ulteriore compressione all’articolazione sacro-iliaca.
Seppure il movimento di questa articolazione sia di pochi gradi, le disfunzioni relative alle sacro iliache (up slip, down slip, in flare, out flare) che riscontro nel corso delle sedute osteopatiche che effettuo sui miei pazienti, sono frequenti.
Le continue sollecitazioni a livello articolare creano condizioni favorevoli a processi infiammatori non ben tollerati dal nostro sistema.
Borsiti, trocanteriti, pubalgie, sacroileiti, sono alcune delle possibili patologie che possono derivare da traumi e cattivi funzionamenti articolari e/o muscolari.
Anche la sinfisi pubica può risentirne. Le branche pubiche potrebbero disallinearsi creando squilibri muscolari a livello del piccolo bacino e del pavimento pelvico, quindi tutta la componente muscolo-tendinea, con conseguenze a più livelli.
La sinfisi pubica è una articolazione molto importante: le linee di forza delle branche pubiche scaricano tutto il peso in questo punto, come una campata di una chiesa, costituendo di fatto una sorta di punto di shock absorbe.
Questa articolazione offre inserzione a numerosi legamenti e tendini influenzando più livelli compresa la postura e l’equilibrio.
Le possibili conseguenze da traumi o mal funzionamenti, possono manifestarsi con infiammazioni croniche con tutti i segni caratteristici dell’infiammazione, degenerazione tessutale e processi artrosici.
Peggio ancora, in caso di un angolo di impatto non particolarmente favorevole, di importante rigidità articolare e di condizioni biologiche sfavorevoli, si potrebbero subire importanti lussazioni o fratture ossee.
Tutto questo se consideriamo praticanti in buona salute e che non riferiscono particolari patologie o alterazioni muscolo-scheletriche rilevanti.
Concedimi di concludere questo post con alcune domande che spero possano servirti come spunto di riflessione e a cui darò delle risposte in altri articoli:
- Quanto sei consapevole dello stato di salute della tua condizione fisica?
- Quanto tempo nella pratica dedichi alla preparazione delle strutture articolari e muscolo-scheletriche per prevenire, il più possibile, eventuali infortuni?
- Quale livello di stretching muscolare e di elasticità articolare dovresti raggiungere per praticare in sicurezza e in salute in tuo Aikido?
- E’ sempre corretto fare stretching? E quale tipo di stretching sarebbe più indicato?
Con la Pratica Aikido-Salute hai la possibilità di aumentare le tue competenze che potranno aiutarti nella pratica dell’Aikido preservando la struttura corporea contenendo i danni.
Le articolazioni servono per muoversi, articolare, esprimersi nel linguaggio corporeo.
Un uso sapiente delle stesse permette una migliore espressione corporea che si traduce nel funzionamento ottimizzato, elegante e armonico ma soprattutto nel preservare la salute.
Buona pratica sana 🙏🏻
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