Cadere o fare una caduta?

C’è differenza tra cadere e fare le cadute.

Se s’imparano le cadute significa che qualcuno ci sta insegnando a rialzarci affinché le cose continuino quindi perché non si vuole cadere?
Si fa Aikido sul tatami proprio per poter continuare a praticare dopo una caduta, e una caduta è una gentile concessione. Facciamo e subiamo le tecniche in modi codificati per permettere al compagno o a noi stessi di cadere con metodi prestabiliti; quindi stiamo facendo un’arte marziale che, attraverso le sue forme, ci permette di capire i principi universali che ci servono per vivere meglio oppure stiamo cercando forme di difesa personale?

È assurdo pensare che le sole tecniche di una qualsiasi arte marziale possano essere utilizzate in situazioni di reale difesa personale.

La codifica stessa degli attacchi rende già di per sé la cosa limitata.
Chiunque abbia avuto esperienze di uno scontro vero sa perfettamente che non c’è nulla di codificabile e tutto è imprevedibile.
La prova concreta è che non si contano i praticanti di arti marziali che sono venuti meno durante scontri fisici al contrario di altri che non hanno mai praticato arti marziali.

Le persone sono diverse e hanno modi diversi di interagire; spesso nel comunicare diamo per scontato di esprimerci bene e se gli altri non capiscono é una loro mancanza.
In realtà si dovrebbe considerare il nostro metodo di comunicazione in relazione a quello utilizzato dai nostri interlocutori.
Una capacità indispensabile per un buon comunicatore è riuscire ad entrare in sintonia con il proprio interlocutore soprattutto nel caso in cui non si condividono gli stessi punti di vista. Solo in questo modo si crea un’uguaglianza.

È necessario cercare di aprirsi per sentire e per capire cosa sta comunicando il compagno, adattarsi ed essere uno specchio.
Non sono concetti difficili, li sperimentiamo quotidianamente quando stiamo al passo con un nostro amico mentre camminiamo insieme o quando scendiamo a livello di un bimbo o un animale per comunicare con loro, lo facciamo per mantenere un rapporto e se voglio aiutarli a capire, mi devo necessariamente mettere al loro livello.
Ecco quindi la responsabilità che deve avere chi ne sa di più e la fiducia che deve esserci da parte di chi ne sa di meno.

È per questa ragione che in alcune sessioni di esami per gradi alti, si è messi a confronto con gradi diversi contemporaneamente: è necessario capire la capacità di adattamento alle diverse possibilità.
In autostrada non necessariamente si può andare sempre a 150 km orari, se ci sono ingorghi o rallentamenti anche improvvisi meglio essere in grado di controllarsi e di adattarsi.
Così si dovrebbero evitare gli incidenti anche in Aikido, ma senza la capacità di sentire con chi si ha a che fare, liberandosi da preconcetti e ruoli, si faranno dei danni.

Questa modalità di relazione nella PNL (Programmazione Neuro Linguistica), si chiama ricalcare, significa che io e te siamo uguali e che ti puoi fidare di me.
Metterci nei panni degli altri ci fa capire meglio! ed è per questo che in Aikido si vivono entrambi i ruoli.
La libertà è la forza, è la capacità di adattarsi agli altri!
Se io voglio comunicare con te, l’indirizzo sulla busta più chiaro e importante è il tuo, il destinatario, non il mio, il mittente.
Come può il mio compagno entrare deciso e fidarsi di me che gli dico che lo rispetto, se poi gli faccio male?

Libro Sergio Cavagliano

Studiare le cadute è molto più che imparare a cadere. È la capacità di accettare, di trasformarsi, di adattarsi ad un cambiamento, considerando che tutto continua  anche se in quel momento si è verificato qualche cosa che ha ‘turbato’ un nostro equilibrio.
Questo modalità di pensiero, esalta la legge del continuo mutamento della vita e permette l’esercizio del vivere il cambiamento trasformandolo in un momento di crescita e miglioramento per poter continuare a vivere bene.
Tuttavia questo resta un puro studio, una sperimentazione in vitro.

Cadere è un’altra cosa.

Cadere è decisamente più difficile perché imprevedibile, il tempo è di difficile gestione, i riflessi si attivano d’istinto e non sempre l’istinto risulta un alleato. Se avete vissuto l’esperienza di cadere davvero, in contesti diversi dalla pratica sul tatami, capite perfettamente quanto sto dicendo.
Ma è proprio lì, in quei precisi momenti che abbiamo l’opportunità di capire quanto è stato utile lo studio delle cadute; quanto è rimasto memorizzato nel nostro corpo, nelle nostre cellule affinché l’adattamento ci permetta di impattare nel miglior modo possibile su superfici ben diverse da una materassina, quanto gli indumenti condizionano il nostro cadere e quanto è rilevante il terreno su cui avviene.

Se consideriamo le variabili indicate poco sopra, ci accorgiamo che il sapore delle cadute durante la pratica diventa più interessante.
Non sono solo parte della pratica o dei ruoli, ma il completamento di un disegno più ampio, una educazione al vivere, al relazionarsi con il tutto, una possibilità in più per conoscere non solo il nostro corpo con le sue incredibili potenzialità, ma anche i nostri meccanismi mentali e gli stati d’animo.
Un’ennesimo meraviglioso regalo di questa nobile arte.
Attenzione a dove mettete i piedi, potreste cadere….o fare una caduta? ;-).

Buona pratica sana 🙏🏻

Leggi gli altri approfondimenti che trovi nella pagina Aikido.

2 Responses to Cadere o fare una caduta?

  1. Giovanni

    Certamente bisogna saper cadere: gestire il proprio corpo, il proprio baricentro ed adattarlo a quanto ci sta accadendo. A parole e razionalmente tutto ciò appare elementare, ma nella pratica, a volte, appare più difficile di quanto sembri. Si rimane ingabbiati e frenati senza lasciarci andare a superare ostacoli che fondamentalmente esistono solo nella nostra mente, come capita spesso nell'affrontare la vita di tutti i giorni. E ciò può risultare anche dannoso, oltre che faticoso.

  2. Anonimo

    molto interessante il tuo post, come sempre è un piacere leggerti. la parte che più mi ha fatto riflettere è quando parli di adattamento ad un cambiamento e della capacità di trasformarsi. ho pensato alle mie cadute e ai diversi modi in cui le ho vissute, alla paura delle prime volte,e a come le vivrei oggi. grazie sergio:-) sab

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *