Aikido e Salute: nikyo e l’articolazione del polso

Nell’articolo Aikido e salute: cadere sulle anche ho provato a spiegare le possibili conseguenze alle nostre articolazioni causate da alcune cadute, focalizzando l’argomento sul bacino e sulle anche.
In questo articolo vorrei approfondire gli aspetti relativi ad una delle articolazioni più sollecitate nelle tecniche di leve bio-meccaniche nella pratica dell’aikido: l’articolazione del polso.

   

Come spiego nella mia Pratica AikidoSalute, conoscere le possibilità fisiologiche di movimento di una articolazione significa poter decidere se incidere in maniera chirurgica col massimo del rendimento e il minimo sforzo in modo da rompere un ingranaggio o migliorarne il movimento, ovviamente se abbiamo acquisto un buon livello di sensibilità affinata nel corso della pratica.
Ho già affrontato questo argomento, se vuoi approfondire puoi farlo leggendo questo articolo Aikido è anche salute.

Cosa accade ai nostri polsi quando subiscono le leve

Ikkyo, nikyo, sankyo, gokyo sono tecniche che hanno in comune il  concetto di continuità articolare cioè la relazione che intercorre tra le diverse strutture articolari che concorrono, in sinergia tra loro, al completamento di un movimento. In pratica quando una singola articolazione ha raggiunto il suo grado di lavoro (non necessariamente il massimo), per consentire la continuità dell’azione è necessario che subentri l’articolazione contigua e così via, fino al completamento del gesto.
Se non ti è chiaro, prova a distendere un braccio davanti a te con il palmo della mano rivolto verso l’alto.
Ora lentamente comincia a girare la mano verso il basso, un po’ come quando si vuole versare qualche cosa, cerca di osservare le singole articolazioni che vengono coinvolte in questo gesto, il polso, il gomito, la spalla. Se continuassi volontariamente a ruotare la mano finiresti inevitabilmente nella schiena, la ruoteresti, così il bacino, le ginocchia, le caviglie fino a cadere.

Pensa al metro di legno con i suoi snodi.

Una leva che si distribuisce da una articolazione alla successiva fino ad arrivare al centro (colonna vertebrale) e oltrepassarlo, non solo risulta meno dolorosa e dannosa, ma ottiene lo scopo prefissato, ossia inibire totalmente ogni azione.

Una qualsiasi delle tecniche citate in precedenza segue lo stesso schema: dopo tre articolazioni (polso-gomito-spalla) si arriva sempre al centro, all’asse, alla colonna vertebrale.
Questa capacità di comprendere dove si bloccano le articolazioni, deve essere supportata da conoscenze anatomo-fisiologiche e dalla sensibilità sviluppata nella pratica delle applicazioni del movimento sferico a più livelli. Ad esempio con nikyo il lavoro si propagherà dal polso verso l’intera persona e non solo sul polso stesso.

Ikkyo, nikyo, sankyo, gokyo dovrebbero lavorare sulla continuità articolare ma in realtà spesso non accade.
Questo è un concetto fondamentale che genera inevitabilmente due correnti di pensiero:

  • Chi pensa che le leve debbano fare male così da condizionare e neutralizzare un attacco proposto dal compagno di pratica. Il dolore che si genera diventa uno stimolo reattivo.
  • Chi attraverso le leve cerca di neutralizzare tutti i compensi articolari messi in atto da chi subisce la leva per non avvertire il dolore, neutralizzando di fatto ogni tipo di reazione controproducente per entrambi. Il dolore che si genera diventa inibitorio.

Hai presente i fili elettrici usati per recinti? Gli animali saranno inibiti o stimolati a sfiorarli dopo la prima scarica?

Recinto elettrico per mucche al pascolo

 

Il mio percorso formativo e le esperienze acquisite in tanti anni di pratica mi hanno fatto riflettere ed arrivare alla conclusione che il dolore non è sempre efficace per controllare una persona.
Dal punto di vista fisiologico il dolore è un valido alleato, un sintomo vitale, un sistema di difesa quando rappresenta un segnale d’allarme; di conseguenza se sei una di quelle persone che fa affidamento sul dolore per neutralizzare l’azione di un compagno di pratica, non devi però sottovalutare questi aspetti:

  • La percezione del dolore è estremamente soggettiva;
  • Il dolore può essere mitigato o inibito da sostanze assunte;
  • Il dolore stimola una reazione in chi lo subisce, non sempre a vantaggio di chi lo ha prodotto (il dolore diventa uno stimolo).

Per queste ragioni ritengo sia decisamente più utile ed efficace lavorare sul concetto di continuità articolare, indipendentemente dal dolore. Dovrei allargare il discorso al concetto della leva di controllo che avviene nella fase finale della tecnica nikyo ma dato che questa posizione lavora soprattutto sulla spalla,  la tratterò nel prossimo articolo. Vorrei sottolineare che la leva effettuata in fase di controllo su un Uke già a terra, risulta dannosa e controproducente e potrebbe diventare da stimolo per una reazione che non coincide necessariamente con la resa; nella pratica comune, è consuetudine manifestare il dolore per interrompere l’azione, colpendo il tatami.

Libro Sergio Cavagliano

L’articolazione del polso e nikyo

L’articolazione del polso è quella maggiormente sollecitata da nikyo.

L’articolazione del polso è di tipo sinoviale detta anche diartrosi; si tratta di un’articolazione con grande mobilità, costituita da una capsula articolare con tendini e legamenti (come la spalla, l’anca, la caviglia), che vede interagire le ossa del carpo, scafoide e semilunare, con le due faccette articolari dell’estremità distale dell’osso radiale.

 

                        articolazione radio carpica

     

 

L’anatomia è un miracolo architettonico estremamente complessa e si compone di molte strutture intrinsecamente connesse tra loro.
Una struttura ossea decisamente complessa, formata dalle ossa carpali, dal radio e dall’ulna tutte ben articolate tra loro e tenute insieme da un rivestimento legamentoso decisamente sofisticato, oltre che dai muscoli e dai tendini; la struttura è inoltre attraversata dai sistemi circolatori e nervosi.

 

 

 

In osteopatia si considera un concetto molto semplice: la struttura governa la funzione.
La perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura portante; se tale equilibrio è alterato ci si trova di fronte ad una disfunzione, caratterizzata da una zona del corpo in cui è andata persa la corretta mobilità.

Questo è uno dei motivi per cui è estremamente importante curarsi e prendersi cura sia durante la pratica che nella quotidianità, così da risultare più efficienti e mantenersi in buona salute.
Se questo aspetto è trascurato, l’organismo reagirà ad un eventuale disequilibrio creando delle zone di compenso attuando degli adattamenti corporei non favorevoli al benessere generale dell’organismo, pur di ritrovare un nuovo modello di comfort per evitare il dolore.

In pratica, quello che accade quando si subisce una leva.

Dove si avverte il dolore durante la strizzata di un polso?

In tutto il nostro corpo sono distribuiti i nocicettoriterminazioni nervose di neuroni sensoriali. Sono dei recettori polimodali, ossia rispondono a stimoli di diversa natura: termica, chimica, meccanica e hanno il compito di informare il Sistema Nervoso Centrale così che si possano attivare dei comportamenti e dei meccanismi che salvaguardino strutture, tessuti e funzioni, in pratica la nostra salute.

Le due immagini seguenti rappresentano due delle posizioni nella prima fase della tecnica nikyo, in cui la leva si esprime sul polso.

 

Quando effettuiamo una leva articolare, dobbiamo conoscere quale movimento l’articolazione interessata è in grado di fare e quali sono i limiti, così da decidere se rompere un ingranaggio, o favorirne il movimento fino al suo limite fisiologico.

Questa è una scelta: una possibilità offerta per decidere se migliorare o peggiorare una struttura, una persona, una relazione.

Il polso può flettere la mano, estenderla, deviare verso il radio (pollice) o verso l’ulna (mignolo) e unire tutti questi movimenti in una circonduzione o rotazione.
I gradi di mobilità permessi dipendono naturalmente dalla struttura.

Quando nella tecnica nikyo si effettua la rotazione del polso, si deve prendere in considerazione anche il gomito e le sue articolazioni.
Difatti questo movimento consiste sostanzialmente in una pronazione o rotazione interna della mano che può avvenire solo con la sovrapposizione dell’osso radiale sull’osso ulnare.

 

Pronazione

Cosa può accadere al polso del compagno se non si rispettano i suoi limiti strutturali

Anche se in letteratura sono piuttosto bassi i casi da fratture da stress, ossia fratture causate da una ripetizione continua di un movimento della mano, sono comunque da considerarsi un fattore di rischio così come anche le infiammazioni muscolo-tendinee, le distorsioni, le lussazioni e le lesioni legamentose.

Relativamente ai tessuti molli, una problematica abbastanza comune sono le cisti tendinee o sinoviali.

 

cisti-tendinea

 

Alcune ipotesi in merito alla formazione di queste cisti sostengono che micro-traumi ripetuti, come ad esempio una eccessiva torsione del polso, determinano una degenerazione dei tessuti articolari e tendinei.
Altre ipotesi sostengono invece che si formerebbero a causa di alterazioni della capsula articolare o della guaina sinoviale, struttura che protegge il tendine dall’attrito con le strutture vicine.
Altri fattori di rischio da considerare per lo sviluppo di una cisti tendinea sono il sesso femminile, la fascia di età che va dai 20 ai 40 anni, la presenza di artrosi e una storia di traumi articolari e/o tendinei.

A conclusione di questo articolo credo sia evidente quanto sia importante salvaguardare la salute nella pratica, riducendo il più possibile i rischi naturalmente presenti in una disciplina marziale.
Ci sono conoscenze e metodi che lo permettono senza venire meno alla efficacia.

Buona pratica sana a tutti 🙏🏻

Leggi gli altri approfondimenti che trovi nella pagina Aikido.

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