Aikido e Salute: l’illusione della percezione
Ho già espresso nei precedenti post il mio pensiero riguardo l’importanza di conoscere il funzionamento del (proprio) corpo per essere in grado di riconoscere le azioni e i comportamenti che possono apportare dei benefici o, al contrario, ciò che potrebbero danneggiarlo.
Se vuoi leggere gli articoli precedenti, puoi trovarli elencati nella pagina della Pratica Aikido-Salute.
Godere di buona salute è fondamentale per praticare Aikido e praticare in maniera intelligente, è utile a mantenersi in buona salute.
In questo post vorrei proporti una riflessione sul software del corpo, ossia quell’insieme di strutture recettoriali che ci consentono di interpretare la realtà che ci circonda, trasmetterla al nostro sistema nervoso, elaborarla ed agire di conseguenza, stimolando il sistema effettore, cioè i nostri muscoli.
Sono diverse le strutture che ci mettono in contatto con quanto ci circonda: i nostri sensi comunicano con il Sistema Nervoso Centrale (SNC) che elabora le informazioni che riceve, sceglie le priorità e trasmette segnali ai vari sistemi corporei così da permetterci di funzionare e di relazionarci con il mondo che ci circonda.
Ognuno di noi però, ha dei canali ricettivi preferenziali:
- i visivi, utilizzano una memoria prevalentemente legata alle immagini;
- gli uditivi, prestano attenzione ai suoni e alle voci che ascoltano;
- i cinestesici, si relazionano con il mondo attraverso il filtro dei sensi più tangibili: tatto, gusto e olfatto.
Se vuoi capire a quale tipologia appartieni, pensa a come reagisci davanti ad un evento come ad esempio la visione di un film: qual è la cosa che ti resta più impressa? Le immagini e le riprese, i dialoghi e la colonna sonora, una musica, oppure le sensazioni che hai provato?
Comprendere quali sono i canali preferenziali di ogni persona, può essere utile nella pratica dell’Aikido e per i Maestri, riuscire a relazionarsi con gli allievi comprendendo (anche) le loro preferenze comunicative, è uno strumento in più per aiutarli a crescere nella pratica.
Le orecchie svolgono un lavoro di squadra con i nostri occhi e a volte capita, quando gli occhi non vedono, che facciamo fatica a sentire. Pensa a tutte le volte che indossi la mascherina (e speriamo che al più presto diventi solo un ricordo della pandemia causata dal Covid-19): nascondere la bocca rende più difficile la comprensione delle parole, non a causa della sottile barriera che impedisce di rendere la voce meno udibile, ma perché in maniera inconsapevole, tendiamo a leggere i movimenti della bocca di chi ascoltiamo così da rendere più comprensibili i suoni.
Spesso è complicato distinguere la moltitudine di suoni che ci circondano senza una conferma visiva.
In un ambiente estremamente rumoroso, ci affidiamo agli occhi per comprendere meglio quello che le orecchie fanno fatica a percepire.
Si vede quello che si conosce ma non sempre quello che si vede è corretto.
L’Aikido è un’arte marziale che comunica con un linguaggio non verbale, tuttavia la sola dimostrazione pratica può non essere sufficiente a trasmettere un insegnamento o a spiegare una tecnica.
E’ nella tradizione orientale non dispensare eccessive spiegazioni verbali; si chiede agli allievi di eseguire infinite ripetizioni di movimenti, tecniche, posizioni, affinché vengano acquisite ed integrate. Questo modello culturale, ben differente da un modello cartesiano occidentale, trova delle possibili spiegazioni in campo posturale.
In posturologia si considerano due schemi fondamentali che avvengono nel movimento:
- Un sistema anticipatorio, che prepara il corpo al gesto, richiamando degli schemi corporei già acquisiti, definito feedforward è ad opera del sistema visivo.
- Un sistema che corregge in tempo reale il movimento che si sta compiendo, in base alle discrepanze riscontrate tra ciò che accade e il progetto anticipatorio dello schema corporeo, definito feedback è ad opera di tutti gli altri sistemi sensoriali.
Per aiutarti a comprendere quanto ho appena scritto pensa, ad esempio, se ti è capitato di aprire una porta che pensavi essere estremamente resistente. Il tuo corpo, che ha ragionato su uno schema visivo che ha ricercato un progetto motorio integrato (feedforward), ha impostato una certa forza per tirare la maniglia ed aprire la porta. Al momento dell’apertura però, altri sistemi hanno rilevato che la porta in realtà non era affatto resistente e quindi, se sono stati capaci di modulare la discrepanza tra l’idea di una realtà e la realtà stessa, ti hanno permesso di eseguire correttamente il gesto desiderato, senza perdere equilibrio o rimanere comunque spiazzato dalla differenza percepita (feedback).
Se ci pensi, uno dei metodi di lavoro sullo squilibrio di Uke è proprio quello di creare forme che in qualche modo ingannino la sua percezione, così da rendere più semplice l’esecuzione di una forma tecnica.
Allenarsi quindi nella ripetizione di un gesto, rappresenta un lavoro sul sistema di feedback, una condizione volontaria, corticale, così da ridurre al massimo il divario tra schema ipotizzato e schema vissuto per poter arrivare ad una esecuzione il più pulita possibile, con una importante riduzione dei compensi.
Nello specifico voglio approfondire il tema della visione, spiegandoti l’importanza del buon funzionamento degli occhi e della relazione che hanno con il cervello, il quale interpreterà e deciderà in base alle informazioni a lui giunte.
Gli occhi: come funzionano
I muscoli degli occhi fanno circa 3 movimenti al secondo e li usiamo più di tutti gli altri muscoli del corpo. La parte centrale dell’occhio è la toppa della porta, che è deputata alla gestione di circa il 60% della visione; il restante 40% fa parte di quella che viene definita visione periferica, visione percettiva o attentiva.
I più comuni difetti visivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo), possono essere corretti con occhiali o lenti a contatto, che però durante la pratica, spesso non vengono indossati.
Questo comporta percezioni visive alterate nel campo principale e centrale dell’occhio e altrettanta difficoltà percettiva relativa alla visione periferica.
Naturalmente avviene anche in coloro i quali, pur non utilizzando correzioni visive, non hanno una buona funzionalità visiva.
Non entrerò nei dettagli relativi al funzionamento neuro-muscolare degli occhi perchè argomento estremamente complesso, ma ti basti pensare che gli occhi devono dare stabilità al sistema e qualora non dovessero riuscirci, mettono in stress il Sistema Nervoso Centrale (SNC) che attuerà una co-contrazione, ossia un aumento di tono dei muscoli, agonisti e antagonisti, che aumenteranno la compressione articolare con una conseguente riduzione dei movimenti articolari (ROM).
Per esempio, pensa in condizioni di scarsa luminosità oppure quando ti muovi ad occhi chiusi: tendenzialmente si è più rigidi nelle interazioni, abbiamo un livello di percezione inferiore mantenendoci in un maggiore grado di allerta.
Una rigidità diffusa con la riduzione dei movimenti articolari, non sono le premesse migliori per una espressione corporea armoniosa e funzionale.
Gli occhi svolgono un ruolo di stabilizzazione del Sistema Tonico Posturale (STP) e interagiscono con gli altri sistemi nella dinamica quali i recettori podalici, l’apparato stomatognatico, il vestibolo, i muscoli, i centri superiori e la pelle.
Esiste un legame neurofisiologico che connette gli occhi ai movimenti del capo che si esplica attraverso diversi riflessi, viene definita via Oculocefalogiria (OCG).
In pratica si tratta dell’integrazione tra i muscoli del collo, i muscoli oculari, la percezione visiva e il vestibolo. Esistono anche studi clinici che relazionano questo sistema ai muscoli della masticazione.
La via OCG ha sostanzialmente le seguenti funzioni:
- mantenere la fissazione visiva stabile durante i movimenti della testa;
- coordinare i movimenti del capo con una corretta localizzazione ed esplorazione visiva;
- automatizzare il movimento degli occhi con il collo e viceversa, mantenendo il corpo in equilibrio senza avere il senso di chinetosi e instabilità;
- attraverso i suoi riflessi, generare risposte motorie riflesse e coordinate dei muscoli degli arti superiori ed inferiori e del collo, per il mantenimento dell’equilibrio e della orizzontalizzazione dello sguardo.
La corretta integrazione tra le afferenze degli occhi, dei muscoli del collo e dei recettori vestibolari è essenziale per una equilibrata e funzionale organizzazione corporea. Se questa integrazione non avviene, il SNC si adatta usando la strategia di movimento in co-contrazione provocando nel tempo conseguenze cliniche di diversa natura.
Una volta superato lo scoglio anatomico-fisiologico degli occhi, bisogna considerare cosa viene elaborato a livello del SNC, sia relativamente alla visione centrale che a quella periferica. Questa è estremamente importante considerando che spesso utilizziamo il termine percepire per evitare in qualche modo di focalizzare l’attenzione su quanto guardiamo, ed espandere i sensi, vista periferica compresa, per interagire con le eventuali variabili relazionali.
Cosa percepiamo attraverso la visione periferica?
E’ stata fatta una scoperta molto interessante relativa a quello che percepiamo attraverso quel 40% di visione periferica. Questo fenomeno, scoperto per caso da uno studente di psicologia dell’Università del Queensland in Australia, è stato definito Flashed Face Distortion Effect.
Guarda il video che trovi qui sotto e fissa il tuo sguardo sul segno + al centro.
Ti anticipo che nessun viso è deformato. Prova tu stesso e resterai a bocca aperta per lo stupore! 😳
Questa illusione ottica ha vinto il premio per la migliore dell’anno nel 2012.
Questo effetto percettivo è responsabile di gran parte della nostra vista e consente agli esseri umani di avere un campo di circa 220 gradi in orizzontale e 170 gradi in verticale.
La ragione esatta del fenomeno non è ancora chiara, ma tutti possiamo vederlo!
Questa osservazione vuole essere uno stimolo per comprendere quanto può risultare alterata la realtà che percepiamo attraverso la visione periferica che impieghiamo per ampliare il nostro campo visivo.
Per quanto riguarda ciò che invece vediamo sfruttando la toppa della porta (la parte centrale dell’occhio), circa il 60% della nostra vista centrale, anche qui vale la pena soffermarsi per fare una considerazione.
Cosa vediamo quando decidiamo cosa vedere?
Quando fissiamo lo sguardo su qualche cosa in particolare cercando di percepirne i dettagli, attiviamo un’attenzione selettiva con la conseguenza di perdere altre informazioni del quadro di insieme.
Guarda il video qui sotto e segui le indicazioni che ti saranno date:
Incredibile vero?!
Quando guardiamo con il 60% delle nostre capacità usando la parte centrale dell’occhio, rischiamo di perdere informazioni importanti e quando usiamo il 40% della visione periferica, rischiamo di vedere alterazioni della realtà.
E la vista è solo uno dei canali sensoriali che utilizziamo per relazionarci con tutto quello che ci circonda.
Non è un invito a dubitare di tutto quelle che vediamo, ma è utile iniziare a pensare che quello che percepiamo è un’interpretazione della realtà che ci circonda.
La percezione non identifica il mondo esterno, ma è il risultato di una simulazione ricostruttiva generata dal nostro cervello sotto il controllo delle interazioni tra noi e l’ambiente.
Per comprendere meglio questo principio, ci vengono in aiuto le Leggi della Gestalt, una corrente psicologica nata in Germania agli inizi del ‘900, incentrata sui temi della percezione e dell’esperienza.
La percezione ha come oggetto di studio l’esperienza percettiva, ovvero ciò che noi vediamo, così come lo vediamo.
Più precisamente, la percezione visiva studia l’organizzazione dello spazio percettivo, data una certa configurazione di stimoli limitata nel tempo e nello spazio.
Credere di vedere le cose esattamente come sono nella realtà, ovvero credere che le proprietà dell’esperienza (colore, forma, dimensioni, ecc.) dipendano direttamente dalle proprietà del mondo è detto dai percettologi realismo ingenuo. Lo studio della percezione coincide con il superamento del realismo ingenuo.
Secondo la scuola della Gestalt, la percezione non deriva da un processo gerarchico di scomposizione dell’immagine nei suoi elementi più semplici.
Il tutto è diverso dalla somma delle parti.
Una delle caratteristiche di base della visione è l’organizzazione di quello che vediamo.
Non percepiamo pezzi isolati di oggetti ma li vediamo come interi anche se in parte sono nascosti alla vista. Di seguito due esempi.
Come vedi le due figure?
Vedi un triangolo bianco capovolto al centro della prima figura, oppure vedi dei cerchi neri a cui manca uno spicchio assieme a delle linee che formano angoli?
La seconda figura ti mostra un vaso o due facce?
Sono possibili diverse descrizioni del mondo, dipende dal punto di vista.
#6 consigli per la pratica dell’Aikido, per migliorare la funzionalità e la salute
- Verifica se la persona con cui interagisci è normovedente o se indossa occhiali o le lenti a contatto (nella quotidianità);
- Chiediti qual è il canale migliore per comunicare con la persona con cui ti relazioni (visivo, uditivo o cinestetico);
- Cerca di cogliere i compensi che la persona con cui ti relazioni mette in atto quando effettua un movimento. Più compensi utilizza, più è in difficoltà e forse la comunicazione che hai attivato non è quella corretta;
- Come accade nella visione e nella percezione: non c’è nulla di scontato. Rimani curioso e predisposto alla ricerca;
- Ricorda che se il sistema è in stress, di solito reagisce irrigidendosi, limitando di fatto le possibilità di funzionamento e aumentando le probabilità di danni;
- Quello che non si vede alle volte distorce quello che si vede.
Buona pratica sana 🙏
Leggi gli altri approfondimenti che trovi nella pagina Aikido.
Ottimo
Grazie Carlo