Aikido e Salute: intervista al Maestro Philippe Gouttard

Premessa all’intervista

Dopo oltre 30 anni di pratica, ho deciso di integrare alcuni dei principi appresi dall’Aikido con le competenze professionali maturate con lo studio e l’esperienza. Grazie a quest’ultime ho potuto verificare che per praticare Aikido è auspicabile godere di buona salute e che una pratica che rispetta la fisiologia umana e le reali libertà o limiti di espressione attraverso il corpo, può contribuire al mantenimento del buono stato di salute.

Da queste considerazioni e dalla sperimentazione pratica, nasce il progetto che ho chiamato Pratica Aikido-Salute.

Lo scopo del Metodo Aikido-Salute è proprio insito nel suo nome, ovvero aiutare gli aikidoki a migliorare e a preservare la salute, per continuare a praticare Aikido e contemporaneamente e mantenere una migliore qualità di vita.

Per approfondire la mia ricerca, ho ritenuto che fosse importante conoscere l’opinione di coloro che vantano anni di esperienza nella pratica, per capire quali azioni sono state intraprese per salvaguardare la salute di tutti i praticanti.
Ho deciso di rivolgermi ai Maestri che dopo tanti anni di pratica ed esperienza sul tatami hanno un punto di vista privilegiato; l’ho fatto sottoponendogli una breve intervista che arriva diretta al cuore della questione.

Grazie per la disponibilità 🙏🏻

Maestro Philippe Gouttard – 7° Dan

Nato a Saint-Étienne in Francia, Philippe Gouttard ha iniziato a praticare l’Aikido all’età di 16 anni presso il Dojo Portail Rouge sotto la guida del M° Blachon, lo stesso Dojo dove debuttarono anche il M° Pabiou ed il M° Cognard.

La prima influenza decisiva alla pratica di Philippe Gouttard la diede il M° Tamura; cominciò presto a viaggiare per seguire anche all’estero grandi Maestri giapponesi quali Tamura, Noro e Kobayashi. Fu durante gli allenamenti con il M° Noro che conobbe il M° Asai. Fu un incontro determinante per Philippe Gouttard che lasciò la Francia per trasferirsi in Germania per 7 anni.
Nel 1978 un altro incontro lo avrebbe messo sulla direzione del suo odierno Aikido: Christian Tissier tenne uno stage a Saint-Étienne; da quel giorno il M° Gouttard non ha mai smesso di seguirlo, restando in contatto con lui. In seguito conosce il M° Seigo Yamaguchi, che ha visitato regolarmente in Giappone, dove si allena ogni anno dagli inizi degli anni Ottanta.
In Giappone Philippe Gouttard ha seguito anche gli insegnamenti del M° Kisshomaru Ueshiba e del M° Kissaburo Osawa. I nuovi insegnamenti dell’Aikikai di Tokyo lo portarono a seguire i corsi del nuovo Doshu, del M° Seihiro Endo, del M° Masatoshi Yasuno, tra gli altri Maestri dell’Aikikai.
Per 15 anni responsabile tecnico della regione Rhône-Alpes per la F.F.A.A.A., Philippe Gouttard ha ricevuto il 6° dan dall’Aikikai di Tokyo dalle mani di Seishiro Endo (su approvazione del M° Yamaguchi). Nel 2017 lo Hombu Dojo di Tokyo gli riconosce il grado di 7° dan ed il titolo di Shihan.
Tiene corsi sia in Francia che all’estero: Svizzera, Germania, Irlanda, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Olanda, Italia ed anche nelle isole francesi della Reunion e della Martinica.
Philippe Gouttard ha formato numerosi Maestri tra cui Luc Mathevet 6° dan, Cyril Lagrasta 5° dan, nonché un gran numero di gradi dan in tutta Europa.
Nel 2007 si laurea in Osteopatia e ad oggi continua la sua vita di budoka.

1) Philippe, quanti anni hai e da quanti anni pratichi Aikido? Qual è il grado che hai raggiunto?

Oggi ho 66 anni. Ho iniziato l’Aikido quando avevo 16 anni.
Prima volevo essere un calciatore professionista, ma da quando ho incontrato l’Aikido non ho più toccato una palla.
Oggi sono 7° dan dell’Aikikai di Tokyo, me l’hanno dato 4 anni fa.

2) Come valuti il tuo stato di salute attuale? Pensi che l’Aikido abbia migliorato o peggiorato la tua condizione fisica?

Ho l’artrosi alla anca sinistra e due ginocchia distrutte.
Queste condizioni si sono manifestate un paio di anni fa, prima non ho mai avuto nulla, solo qualche trauma dovuto alla pratica. Quando ero giovane ho avuto per cinque volte un trauma all’articolazione acromion-claveare, il naso rotto ed un pollice distrutto.
Non mi sono mai fermato per questi problemi.
Quando ho iniziato a praticare l’Aikido, non potevo sedermi in seiza,  avevo già le ginocchia distrutte dal calcio ma potevo fare tutte le altre cose che la pratica richiedeva.

Sono sicuro che la pratica migliora la salute,
ma tanti anni fa i Maestri non conoscevano nulla di quello che si conosce ora.

Quando sono arrivato al Hon Bu Dojo 40 anni fa non veniva fatto il riscaldamento, facevo le stesse cose che facevano i praticanti più esperti.
Ho detto tante volte che se la pratica è corretta, non dovremmo mai subire dei danni, dunque sono sicuro che la pratica migliora e mantiene la nostra salute, sia fisica che mentale.
Tutti abbiamo lo stesso corpo, sia che siamo italiani, americani o africani, si comporta allo stesso modo, ha le stesse articolazioni e gli stessi muscoli.
La diversità semmai è il modo di pensare, io non penso come uno giapponese o un russo. 

3) In questi anni sei incorso in infortuni (distorsioni, fratture,…) causati dalla pratica dell’Aikido? Secondo te il problema è stato causato da imperizia e superficialità da parte tua e/o del compagno di pratica oppure da una scarsa o sbagliata preparazione fisica?

Tutti i traumi che ho avuto, sono solamente per mia responsabilità. È troppo facile dire sempre: è colpa dell’altro.
Ho raccontato molte volte questa breve storia.
Ero a Tokyo da tre giorni, al corso delle 8 di mattina, il mio partner era un Uchi-deshi e aveva una brutta reputazione. Aveva già fatto male a tanti aikidoka, ma sono riuscito a terminare il corso senza farmi male, perché lo sapevo. Ero completamente distrutto e prima che uscii dal tappeto un signore francese venne a parlami e mi disse: “Se ti fai male la colpa è solo tua. Tu devi muoverti in modi che impediscano all’altro di farti male. Tu devi muoverti così bene che il tuo compagno non possa nemmeno pensare di ferirti”.
Non ho mai dimenticato quelle parole.
Ancora oggi penso a quel sempai che mi ha salvato la vita.
Essere CON l’altro mai CONTRO l’altro.

Praticare Aikido significa costruire un corpo ed una mente cosi forti da essere in grado di praticare con tutti, soprattutto con gli sconosciuti.
Gli aikidoka praticano solo tra amici perchè è più facile, ma l’Aikido serve a scoprire il mondo, non a rimanere solamente nel nostro.
Per me il più alto in grado è sempre il colpevole.
Lui ha le conoscenze che un principiante non ha, quindi ha una grande responsabilità.

Quando uno Maestro chiama un Uke per una dimostrazione,
è molto facile per lui non rispettare Uke, il quale dona il suo corpo con fiducia.

Inutile dire come spesso si sente: non avere paura.
Così alla fine, tutti vogliono essere dei Tori, dei Maestri, per proteggersi e non subire più le tecniche.
Io voglio sempre essere un Uke in modo da educare Tori a capire e migliorare.
Ci vuole tempo, ma se agli inizi tutto è difficile, dopo trent’anni di pratica?

Per me l’Aikido si pratica in due, sono due persone che devono togliere il NO dalla pratica: NON bloccare, NON resistere, NON truccare la tecnica, NON fare male.
Prima si toglie il NO prima si può accettare il SÌ.
Sicuramente ho avuto molti traumi: dita lussate, gomiti slogati, traumi alla schiena, ma questo fa parte della pratica.
I traumi ti fanno capire quello che non devi più fare, sono sempre una tua responsabilità. Li devi accettare, ma non devi mai fare all’altro quello che hai ricevuto, è questo che ti fa crescere.
Quando hai qualche problema, devi essere molto concentrato, ma se ti senti in gran forma può accadere che ti faccia male perchè non hai tenuto tutto sotto controllo.

Quando pratico so perfettamente quando sbaglio. Quante volte ho sentito un aikidoka dire: ti ho fatto male?
Quando si fa questa domanda, la risposta dovrebbe essere , ma siccome vogliamo giocare ad essere dei samurai, rispondiamo sempre: no, tutto a posto.
Io parlo sempre delle articolazioni, come si muovono il gomito, il ginocchio e la spalla.
Gli aikidoka non hanno studiato, hanno subìto l’Aikido senza spiegazioni e siccome i primi Maestri giapponesi non parlavano la nostra lingua, i nostri Maestri hanno continuato a spiegare solo come fare uno shihonage efficace.
Se un Uke si ferisce non è un loro problema. Come possiamo accettare che un 7° dan non sa che cosa fa?
Io cerco di sviluppare l’intelligenza corporea così che, dopo l’allenamento, il cervello possa continuare a lavorare per ricordare.

4) Ritieni l’Aikido un’arte utile anche per preservare la salute e l’efficienza del corpo e di conseguenza, la qualità della vita?

Sicuramente l’Aikido è molto utile per preservare la salute, ma penso che anche tutti gli sport quando sono praticati correttamente con il controllo, sono buoni per la salute.

In Aikido pratichiamo con l’altro, senza di lui non possiamo muoverci.

Negli sporti agonistici possiamo distruggere l’altro per vincere. Nell’Aikido vinciamo in due.
Come per le terapie, non possiamo curarci da soli ma abbiamo bisogno di qualcun altro. L’Aikido per me serve a sentire fino a che punto non possiamo andare.
Dobbiamo sentire il limite dell’altro, oltre il quale non possiamo e dobbiamo andare.
Oggi l’Aikido per me non è saper fare bene un Kotegaeshi, ma quando lo si fa, si deve dare piacere e libertà al compagno.
Dopo un’ora di pratica Uke non deve più avere paura di me, ma deve pensare ed avere fiducia nelle mie mani. Diamo vita all’altro, diamo conoscenza all’altro.

5) In qualità di Maestro, hai mai spiegato e trasmesso ai tuoi allievi il valore della salute nella pratica dell’Aikido?

Venti anni fa ho iniziato una scuola di Osteopatia e durante la formazione ho trovato le risposte che l’AIkido non mi hai mai dato.
Il problema dell’Aikido è che tutti i Maestri che sono cresciuti nella pratica, hanno subìto le tecniche e le hanno dimostrate senza conoscere i nomi dei muscoli e delle articolazioni, hanno insegnato senza conoscere nulla del corpo umano.
I traumi nella pratica sono possibili, ma il problema è che questi signori creano dolori e causano danni agli Uke perchè non hanno mai imparato a rendere il loro Aikido in grado di dare benessere.
Dal momento in cui ho studiato l’Aikido, ho capito come il corpo si muove.
Il corpo è uno e va salvaguardato; quando tu fai una leva ad un polso, se il movimento non è fatto correttamente, tutta la catena muscolare e la fascia vanno in sofferenza. Uke dice che non è grave il dolore che ha subito, si crede un samurai. Ma il dolore c’è e questo dolore a poco a poco influenza e danneggia nel tempo il suo corpo e la sua mente.

In Aikido i praticanti adattano il loro corpo ai traumi subiti e non dicono mai che qualcun altro li ha danneggiati, restano in silenzio.

Io non voglio più vivere queste situazioni di cose non dette.
Dobbiamo fare molta attenzione all’altro e dobbiamo fare di tutto perché diventi migliore di noi.
Conosco tanti Maestri che fanno finta di non vedere i risultati del loro lavoro. Io non lo voglio più, devo sapere e devo anche ricordami di tutto. Non dobbiamo fare come gli struzzi che nascondono la testa sotto terra.
Non dobbiamo mai dire: è colpa di Uke, io ho eseguito perfettamente la tecnica ma il giovane non sa cadere bene, è ancora troppo giovane.
L’Aikido è una costruzione non una distruzione.

Dobbiamo sempre rispettare il corpo dell’altro. Ma per rispettare l’altro dobbiamo rispettarci.
L’Aikido è come l’osteopatia, deve sentire i tessuti, i muscoli, le articolazioni del compagno.
Nell’osteopatia prima di eseguire un trust (manipolazione), mettiamo il corpo del paziente in tensione, come in una leva e arrivati al suo limite, facciamo il trust. L’Aikido funziona allo stesso modo: il movimento nelle tecniche è mettere il corpo in tensione e la caduta è il trust.
Ma come nell’osteopatia, l’Aikido deve essere eseguito senza creare dolore.
Indipendentemente dal grado, facciamo questa attività per crescere e rimanere sul tatami tutta la vita cercando di non essere dei vecchietti già a trent’anni.

6) Che cosa potrebbe essere migliorato nella pratica dell’Aikido per preservare il più possibile, la salute dei suoi praticanti?

Per migliorare l’Aikido penso ad un paio di punti importanti:

  • Prima di 25 anni di pratica nessuno dovrebbe insegnare;
  • Non si devono più dare gradi alti come 6/7/8 dan a coloro che non hanno formato allievi. I gradi hanno distrutto l’Aikido, sono diventati un regalo per mantenere gli aikidoka sul tatami.

“Non capisco perché tu sei 4° dan e io no –  Non mi hanno dato il grado – Cambio federazione così mi danno il grado”.
L’Aikido è diventato un business. Che siamo professionisti o amatori abbiamo gli stessi gradi.
Io per esempio ho fatto più di quaranta viaggi a Tokyo e vivo della mia pratica. Sono sul tatami ogni giorno e ci sono persone con gradi più alti del mio.
Questo è il gioco delle federazioni: essere numerosi. Hanno voluto avere la quantità, non la qualità.
Io sono molto arrabbiato con tutte le federazioni, anche l’Aikikai che regala i gradi solamente per fare rimanere la gente. Non gliene importa nulla della qualità.
Quanti 6° o 7° dan non possono più muoversi e non riescono più a mostrare le tecniche dicendo sempre che il livello è molto basso? Ma la colpa è solamente loro, voglio mantenere il loro potere, tutto qui.

L’Aikido è perfetto, non i praticanti. Io cerco costantemente di cambiare, per me le tecniche sono l’attitudine, l’atteggiamento, sono solo dei mezzi per capire come funziona e si muove il corpo.

Buona pratica sana 🙏🏻

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