La gobba di bisonte
Capita sempre più di frequente di vedere persone che presentano alla base del collo una protuberanza simile ad una gobbetta, al passaggio tra il tratto cervicale a quello dorsale.
Questa condizione è chiamata genericamente gobba di bisonte proprio perchè richiama la gobba presente in questi possenti animali.
In realtà, la definizione clinica di questa problematica è Lipodistrofia Cervicodorsale (Dorsocervical fat pad) e sta ad indicare un accumulo adiposo in questo tratto della colonna vertebrale.
Un difetto estetico o qualcosa di più?
Questo inestetismo che colpisce soprattutto il sesso femminile, non è una sfortunata condizione naturale ma può manifestarsi per diverse cause:
- sindrome di Cushing: una patologia ormonale, caratterizzata dalla produzione eccessiva di cortisolo;
- assunzione prolungata di farmaci steroidei;
- artrosi deformante;
- alterazioni strutturali genetiche;
- traumi cervicali;
- problemi di vista;
- posture non corrette mantenute per troppo tempo (una fra tutte, stare a guardare lo smartphone per ore).
Sull’ultimo punto, relativo alle posture scorrette, ci sarebbe davvero tanto da dire. Purtroppo in questo periodo di pandemia la maggior parte delle persone che svolge attività sedute davanti ad un terminale, si è adattata a lavorare in smart working ma non è sempre stata in grado di crearsi delle postazioni lavorative ergonomicamente adatte.
Quindi se già in normali condizioni lavorative, in contesti idealmente idonei alla salute del lavoratore, esistono problematiche di carattere posturale, immagina cosa sta accadendo e cosa accadrà dopo parecchi mesi di lavoro da remoto in postazioni e posizioni improvvisate.
Le condizioni posturali (errate) potrebbero causare prima o poi la gobba di bisonte?
Dipende sempre da come ognuno di noi è in grado di sviluppare delle strategie di compenso, non necessariamente si manifesteranno dei sintomi.
In caso contrario sono piuttosto comuni i seguenti problemi e/o i disturbi associati:
- sensazione di rigidità dei muscoli del collo e testa pesante;
- difficoltà nel raggiungere i massimi gradi di rotazione del collo, dovuto al fatto che il tratto cervicale ha perso la sua curva fisiologica alterandone la meccanica fisiologica;
- i movimenti in estensione del capo, come per guardare in alto per intenderci, risulteranno più difficoltosi di quelli per guardare per terra;
- atteggiamento cifotico con chiusura delle spalle e anteposizione del capo;
- alterazioni della meccanica respiratoria fisiologica;
- tensioni alla muscolatura del collo, del tratto medio della colonna;
- tensioni ai muscoli del viso;
- cefalee muscolo tensive;
- problematiche alle articolazioni temporo-mandibolari;
- problematiche dei dischi vertebrali con possibile interessamento delle radici nervose con irradiazione agli arti superiori.
Come avrai notato, sono diverse le problematiche che possono emergere oppure essere concause al problema della gobba di bisonte.
In ambito osteopatico non si può considerare solamente il tratto evidenziato dal paziente come un inestetismo da togliere; sul piano posturale è fondamentale indagare tutta la morfologia della persona e le sue strategie comportamentali e funzionali.
Da una postura tendenzialmente corretta si passa nel tempo e senza accorgersene, a modificare il proprio aspetto e a sviluppare nuovi meccanismi di compenso per fronteggiare l’inesorabile forza di gravità.
Questa situazione comporta una alterata tensione muscolare con conseguente sovraccarico sui diversi distretti articolari.
Il coinvolgimento dei vari distretti corporei è direttamente proporzionale alle capacità dell’individuo di adattarsi alle variazioni posturali, quindi i disturbi possono risultare anche distanti dall’origine del problema perché tutto è collegato.
Perché si crea questo accumulo di grasso a livello della settima vertebra cervicale?
Il rapporto tra la muscolatura anteriore e posteriore del collo risulta alterato a sfavore della muscolatura posteriore che si irrigidisce per compenso a causa di uno slittamento anteriore della testa e una conseguente rettilineizzazione del rachide cervicale.
Oltre ad una alterazione della struttura vertebrale che crea di base un maggiore dislivello al passaggio cervicale-dorsale, un’altra ipotesi è che le tensioni muscolari e i processi infiammatori derivanti della cerniera cervico-dorsale, creino una stagnazione circolatoria con accumulo di grasso.
Come scritto in precedenza, è frequente anche una maggiore tensione a livello delle vertebre dorsali che devono stabilizzare maggiormente il disequilibrio anteriore.
Come si può intervenire?
Anche in questo caso dipende dalla condizione in cui verte il/la paziente.
Molto importante è la diagnosi iniziale a cura del medico che a seconda del grado di gibbosità ed di eventuali sintomi manifestati, deciderà se optare per esami, radiografia o risonanza magnetica, per indagare cosa potrebbe nascondersi sotto la gobba.
Se si tratta solamente di accumulo di grasso a livello sottocutaneo ma che risulta ormai strutturato, l’unica soluzione al momento risulta essere la liposuzione ad opera del chirurgo estetico, che però non garantisce la completa remissione del problema.
Se al contrario, il grado di gibbosità non è elevato, si possono valutare trattamenti mirati alla riduzione di questa deformità.
Massaggi decontratturanti, manipolazioni vertebrali, educazione posturale, ginnastica specifica per il rachide, ginnastica respiratoria, stretching, sono tutti approcci non invasivi che possono dare beneficio e soprattutto prevenire eventuali ricomparse della disfunzione.
Tra i diversi esercizi che si possono praticare per migliorare la condizione, te ne indico uno per allungare tutta la catena muscolare posteriore:
- Stando in piedi o sdraiati a terra, appoggia la schiena ad una superficie piana (per esempio un muro, una porta o al pavimento);
- Cerca di appoggiare bene la nuca, le scapole, il sedere mantenendo lo sguardo orizzontale;
- Se così non fosse cerca lentamente di portare indietro il mento e spingi la testa verso l’altro (come indicato dalle frecce nel disegno sopra); dovresti sentire tirare diversi muscoli della parte superiore del collo e magari tra le scapole;
- Mantieni questo stretching per 5 o 6 respirazioni profonde, poi sciogli la posizione. Ripeti almeno 4 volte;
Se quanto sopra ti risulta abbastanza facile, puoi provare ad alzare lentamente le braccia davanti a te parallele tra loro per cercare di avvicinare i polsi alla superficie di appoggio – Questo movimento andrebbe fatto senza modificare i punti di appoggio sottostanti, dorso e fondo schiena. Nel caso fermati li, quello è il tuo limite su cui puoi lavorare senza creare eccessivo dolore. Riuscire ad appiattire il tratto lombare mantenendolo adesso alla superficie di appoggio e successivamente sollevare le braccia è un riferimento importante per attivare lo stretching della catena muscolare posteriore della colonna vertebrale.
Si può prevenire questo problema?
Purtroppo non esiste un chiaro percorso preventivo definito. Sicuramente risulta utile un consulto specialistico ai primi segni di comparsa della gobba di bisonte e sintomi correlati. Questo potrebbe evitare o limitare l’accumulo di grasso in loco, rendendo più utili le eventuali terapie intraprese.
Come spesso accade, è consigliabile rivedere lo stile di vita per limitare o meglio evitare, tutte quelle cause identificate che hanno portato alla comparsa di questa problematica.
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Lavoro come osteopata nel mio studio a Milano in zona Amendola Fiera a pochi passi dalla metropolitana Linea Rossa (fermata MM Amendola Fiera) e da CityLife.