Aikido è anche salute!

Un importante punto di vista da considerare quando si sceglie un’Arte Marziale è quello di praticare in salute che deve prescindere dalle esigenze di coloro che vogliono vivere la pratica come dei Samurai o da chi semplicemente intende avvicinarsi a queste discipline godendo degli aspetti più sani senza tralasciarne i principi che la regolano.
Al di là delle personalissime e mutabili motivazioni che spingono alla pratica dell’Aikido, ritengo che questo aspetto salutare non debba essere trascurato dato che è la premessa per una buona forma fisica e requisito fondamentale per poter praticare. Per questo ragione da alcuni anni ho integrato il mio Aikido con la Pratica Aikido-Salute.

L’Aikido, attraverso le leve, lavora principalmente sulla bio-meccanica e sulle articolazioni; è quindi implicito come esso sia legato in maniera diretta alla libertà di movimento articolare di ognuno di noi. Sia da parte di Uke che da parte di Tori, i limiti articolari segnano i livelli oltre i quali chi produce la tecnica non può permettersi di andare; chi li supera rischia gravi conseguenze, sia fisiche sia psicologiche.

Se è vero che siamo tutti liberi nelle nostre prigioni, le cui sbarre evidenziano i limiti funzionali delle nostre articolazioni e di conseguenza dei nostri gruppi muscolari che le fanno muovere, forse varrebbe la pena cercare di aumentare la grandezza di queste celle.

Per un principio dualistico di base, se è vero che attraverso le leve si può peggiorare una condizione anatomico-fisiologica, deve essere altrettanto vero  poterla migliorare.
La qualità di un gesto non è data solo dal gesto stesso, ma dall’intenzione che ci mettiamo; in altri termini la prima armonia AI deve avvenire tra mente e corpo,
fare quello che si pensa e pensare a ciò che si fa.

Se scelgo di rompere un’articolazione, posso anche scegliere di migliorarla!

Libro Sergio Cavagliano

Uke e Tori possono collaborare

Come è possibile migliorare un range articolare con una leva?
Attraverso una maggiore sensibilità e attenzione nei confronti delle possibilità motorie nostre e del nostro compagno di pratica.

Quante volte abbiamo fatto o visto una immobilizzazione a terra in cui il controllo del compagno non richiedeva alcuna forzatura alla leva e invece la forzatura è stata fatta? A quale scopo è stata fatta la forzatura?

Forse per appagare il nostro ego?  Che senso aveva fare questa forzatura se la situazione era già sotto controllo?

Lo spirito di armonia e di unione con l’altro che fine hanno fatto? Perché questi dolori gratuiti che danneggiano il corpo, la mente e lo spirito?

Invece di sprecare energie in questi inutili gesti perché non proviamo a fare Aikido sul serio!

  • Siamo in grado di sentire cosa abbiamo tra le mani?
  • Che controllo riusciamo ad esercitare attraverso quello che abbiamo su quello che non possiamo tenere direttamente?
  • Perché non approfittiamo di questi momenti per sentire i limiti articolari del compagno e non cerchiamo di migliorarli?

Questo potrebbe essere un buon modo costruttivo, non distruttivo di utilizzare le leve.

Ti pongo un’altra riflessione:

Perché dobbiamo dipendere da una leva, da un gesto violento per controllare qualcuno?  Forse perchè quello che stiamo facendo non è sufficiente?

Se l’Aikido si riducesse semplicemente a delle leve sarebbe ben poca cosa, ma fortunatamente non è così: l’Aikido è molto di più ed è per questo che è un vero peccato fermarsi alle leve e al dolore, privandosi di un mondo decisamente più interessante e da approfondire.

Se ci pensiamo bene, oltre a quanto ho appena scritto, che senso ha fare del male al compagno?

Le leve, se proprio devono esserci dovrebbero controllare, inibire i movimenti e non stimolarli.

Conoscete qualcuno che sentendo dolore e potendosi muovere non si muove?
Il dolore, un certo tipo di dolore, quello limitato dalle leve stupide non inibisce, anzi.
Invece non dovremmo avere alcun interesse ad attivare delle reazioni, dovremmo solo voler controllare la situazione senza arrecare alcun danno né al compagno né tanto meno a noi.

Ultima considerazione: il dolore solitamente attiva reazioni di rigidità e quando è davvero eccessivo, genera difficoltà respiratorie.
Come ci si può esprimere se si viene castrati nell’espressioni corporee in una disciplina che contempla il linguaggio non verbale?
Ricordo che nella pratica i ruoli si alternano, capirete cosa intendo. 😉

Buona pratica sana 🙏🏻

Leggi gli altri approfondimenti che trovi nella pagina Aikido.

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