Le cicatrici: cosa può fare l’osteopatia
La parola cicatrice pare derivi etimologicamente da un termine sanscrito che la identifica con il significato di nodo.
Più comunemente invece la parola cicatrice (dal latino cicatrix) indica un tessuto di guarigione delle soluzioni di continuo che nella terminologia medico-chirurgica significa “la separazione di parti di un organo o di un tessuto congenita o causata da fattori accidentali o da traumi”, che causa la perdita di struttura e di forma.
La cicatrice è un segno che rimane sulla pelle nel luogo di una ferita rimarginata.
Le cicatrici sono parte di processi naturali di guarigione del nostro corpo, conseguenti ad eventi infiammatori, in cui i tessuti si strutturano per ripristinare una continuità interrotta.
Il tessuto cicatriziale, pur sostituendo il tessuto precedente, non ha le stesse caratteristiche, motivo per cui restano visibili i segni e le risposte ai raggi solari.
Le cicatrici sono tutte diverse perchè rispondono a numerose variabili: le cause, il tipo di pelle pelle, la zona interessata, la profondità, la tipologia di intervento.
Differenti tipologie di cicatrice
Queste variabili naturalmente influenzano anche il tempo di cicatrizzazione e di guarigione.
Il processo di cicatrizzazione
Il processo di cicatrizzazione può avere due possibili esiti:
- il tessuto cicatriziale che si è sostituito al tessuto originario risulta insufficiente creando così una sutura delicata con tendenza a riaprirsi. Questo tipo di cicatrice si definisce atrofica e si presenta solitamente come un avvallamento;
- Il tessuto cicatriziale che ha rimpiazzato il tessuto precedente, è eccessivo generando una cicatrice definita ipertrofica. Questo tipo di cicatrice risulta come un ispessimento cutaneo, anche marcato, risultante da un esubero tessutale che sborda oltre i confini della cicatrice stessa.
Al di là dell’aspetto estetico, è importante sapere cosa può accadere sotto a quanto si può vedere.
Se la cicatrice non è solo superficiale ma coinvolge le fasce e le strutture sottostanti a differenti profondità, può limitare lo scorrimento del sistema fasciale, il movimento degli organi, dei muscoli, il corretto fluire dei liquidi (come per esempio il sangue e la linfa), perturbando nel tempo strutture anche lontane dalla cicatrice stessa.
La mancata ossigenazione dei tessuti conseguente ad alterazioni del micro circolo, contribuisce alla distruzione delle fibre elastiche creando le basi per una fibrosi tessutale.
I processi infiammatori che risultano essere fisiologici perchè permettono il ripristino a condizioni migliori, possono alcune volte trasformarsi in patologici.
La sostituzione tessutale, poco precisa, può invadere altri tessuti e strutture, creando condizioni non funzionali che possono avere conseguenze non fisiologiche.
Queste problematiche assumono nomi differenti, come cheloidi (immagine a sinistra), aderenze o briglie (immagine a destra).
Nello specifico le aderenze, che si strutturano in fasci fibrosi tra i tessuti, gli organi o tra le strutture anatomiche, risultano essere degne di interesse in quanto generano un’alterazione della struttura anatomica anche se non necessariamente potrebbe manifestarsi con un disturbo o con una disfunzione funzionale.
Disfunzioni e disturbi causati dalle cicatrici
La formazioni delle aderenze a livello addominale possono causare dolori alla colonna vertebrale, soprattutto a livello lombare, ma anche alterazioni funzionali dello stomaco o dell’intestino, provocando gonfiori e tensioni all’addome e adattamenti posturali.
Le cicatrici originate a seguito di interventi agli arti superiori o inferiori possono essere la causa di problemi motori: l’intervento di ricucitura del tendine di Achille, frequentemente crea forti restrizioni al movimento dei muscoli del polpaccio e all’articolazione della caviglia, creando di fatto un gamberetto rigido che altera la deambulazione della persona.
Avete mai dovuto ricucire un tessuto elastico, tipo una calza? Il risultato, seppure il lavoro sia stato eseguito da un professionista, non sarà mai riconducibile al tessuto originario prima del taglio e cosa ancora più sgradita, l’elasticità di quella porzione di tessuto sarà diminuita.
La stessa condizione avviene nel nostro corpo quando si forma una cicatrice.
Inoltre se questo accade su diversi strati tessutali, il rischio che tutto si incolli è assai probabile. Le aderenze creano tensioni prima di tutta sulla pelle, organo recettoriale connesso con tutti gli altri sistemi, che informa costantemente il sistema nervoso centrale e periferico. Perturbazioni tessutali possono influenzare la postura che si modifica per alterate percezioni o per ritrovare condizioni antalgiche.
Le limitazioni aderenziali possono alterare la mobilità e motilità di organi e visceri, di un muscolo o di una articolazione.
Cosa fare per evitare o ridurre le complicazioni dovute alle cicatrici
Esistono numerose metodiche per migliorare e risolvere le problematiche aderenziali sopratutto conseguenti ad interventi chirurgici, soprattutto se localizzate a livello addominale, come ad esempio il taglio cesareo o cicatrici conseguenti di interventi chirurgici ancora più invasivi.
Queste tecniche di rilascio fasciale e manipolazione dei tessuti molli, servono per migliore la qualità e l’elasticità del tessuto cicatriziale ripristinando la corretta funzionalità dei sistemi.
Tecniche
- Tecniche manuali: sono effettuate delle mobilizzazione e degli stiramenti manuali dei tessuti senza utilizzo di creme o oli;
- Tecniche con strumenti I.A.S.T.M. (Instrument Assisted Soft Tissue Mobilization): si utilizzano strumenti metallici per lavorare finemente la congestione fibrotica e ripristinare l’elasticità tessutale;
- Tecniche cupping: si interviene con la tecnica della coppettazione, antica pratica della Medicina Tradizionale Cinese, che prevede l’uso di coppette che creano il sottovuoto favorendo lo scollamento dei tessuti richiamando liquidi;
- Tecniche con kinesio tape: si utilizza un cerotto in cotone elastico (tape) che stimola il lavoro elastico dei tessuti coinvolti.
In commercio esistono anche creme, gel, cerotti appositi, per migliorare il tessuto cicatriziale e rendere meno visibili le cicatrici. Questi prodotti possono essere utilizzati autonomamente ma non risultano sufficienti alla risoluzione del problema se non in affiancamento alle tecniche sopra elencate.
Perché rivolgersi all’osteopata per il trattamento delle cicatrici
La visione olistica tipica della filosofia osteopatica, permette di verificare se la cicatrice risulta essere disfunzionale oppure se è stata integrata nel sistema della persona.
Vengono valutate le eventuali restrizioni fasciali, viscerali e la postura e tutto quello che può essere messo in relazione con la cicatrice.
L’osteopata è in grado di decidere quale metodica di trattamento eseguire così da ripristinare le corrette funzionalità dei diversi sistemi tessutale, muscolare, articolare, viscerale o posturale.
Da non trascurare anche l’impatto psicologico che può avere una cicatrice, non siamo solo un corpo.
Anche se la pelle è superficiale, è la cosa meno superficiale che esista.
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Lavoro come osteopata nel mio studio a Milano in zona Amendola Fiera a pochi passi dalla metropolitana Linea Rossa (fermata MM Amendola Fiera) e da CityLife.