Uke e Tori, dualità o unità?

Cos’è Uke e cos’è Tori
Siamo abituati a considerare questi ruoli come due persone che si confrontano su un piano di dialettica fisica.
Si potrebbe ampliare un po’ di più questa idea considerandoli piuttosto come se fossero dei modi di pensare.
Infatti, se proviamo a non considerare cosa dovrebbero rappresentare, Uke e Tori potrebbero essere luoghi, oggetti, azioni, emozioni, situazioni, ecc. insomma tutto ciò con cui noi possiamo interagire.

In un’altra interpretazione dell’Aikido, Uke non è solo colui che attacca mentre Torì si difende, perché altrimenti i fondamenti dell’amore, dell’unione e dell’armonia indicati dal Fondatore Ueshiba verrebbero meno.
Uke non è solo l’antagonista che lavora con Torì, ma tutto ciò che sta dentro e fuori l’idea di Torì.
Dentro si deve fare i conti con i pensieri, le idee, la respirazione, le possibilità motorie; mentre fuori si deve interagire con gli altri, gli spazi, le distanze e il tempo.

Libro Sergio Cavagliano

A cosa servono queste due figure?
Uno esiste in funzione dell’altro.
Non c’è Aikido senza uno dei due.
Sono entrambi un completamento e allo stesso tempo una provocazione.
Entrambi possono occupare degli spazi ma entrambi devono sempre considerare l’altro.
Insieme servono per verificare la propria armonia, quella dell’altro e l’armonia globale.

1+1=3……uke + torì = NOI

Uno degli errori più comuni è quello di considerare i ruoli come qualche cosa di separato che cerca di prevaricare sull’altro.
In realtà basterebbe cambiare l’ottica per rendere la pratica e gli stessi praticanti, più in armonia, eleganti ed efficaci.

Si potrebbe considerare ad esempio che lo scopo è di unire due energie in una nuova forma, un terzo soggetto che ingloba entrambi, un territorio neutrale nel quale non esistono né vincitori né vinti, dove non c’è più il desiderio di essere migliore del prossimo, dove esistono accettazione e condivisione.

Perché non si pratica l’Aikido da soli?
L’essere umano si evolve perché messo a confronto con altre realtà.
Da soli non c’è miglioramento perché non si conoscono i propri confini e non si è stimolati ad ampliarli.
Per potersi permettere il lusso dell’assenza dell’altro si dovrebbe avere la capacità di vivere l’altro nonostante la sua assenza.
Proviamo a fare Uke senza Torì e viceversa, solo allora avremo un’idea più chiara dell’importanza del lavoro condiviso.

Una delle difficoltà che si presentano nella pratica è quella di mantenere i ruoli Uke-Torì.
Questa difficoltà è una naturale conseguenza che emerge nel momento in cui si scambia il lavoro con il compagno.
Fino a quando si devono studiare determinate dinamiche ed entrambi ne sono consapevoli, non ci sono problemi.
Le cose cambiano non appena la relazione diventa confronto: il quel momento anche se le personalità non sono annullate, si creano nuove e continue alternanze nelle quali i ruoli si fondono; in altre parole, da dialoghi accademici precostituiti dove entrambi conoscono cosa accadrà, si passa all’arte di interpretare e veicolare gli argomenti.

È il “Jazz del Movimento” in cui si smette di pensare e di leggere uno spartito e si comincia a vivere la musica, l’armonia delle note che i corpi trasmettono; è lì che si vive l’AI, che si apprezza il vigore del KI e il DO diventa esperienza personale e comunione con il prossimo.
È una sensazione meravigliosa sentire due o più corpi che si fondono in un ritmo, coinvolti in un unico armonioso movimento nello spazio che li veicola in eleganti forme a spirale su più livelli. Non c’è violenza, nessuna leva, nessuna prevaricazione, solo armonia e serenità di pensiero.

Perché il saluto con i compagni di pratica è così importante?
Perché non si può non essere grati a chi, con fiducia, dona tutto sé stesso affinché si possa imparare e crescere insieme.
Nessuna etichetta, nessun dovere ma solo un naturale e umano gesto di rispetto e gratitudine.
Anche questo semplice gesto evidenzia la profonda umanità che si vive nella pratica dell’Aikido.
Ricordatevelo quando vi inchinate!

Buona pratica sana 🙏🏻

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One Response to Uke e Tori, dualità o unità?

  1. Anonimo

    torì e ukè…unità
    tra tori e uke anche se con capacità ed esperienze diverse dovrebbe instaurarsi sempre un rapporto di equilibrio ….quando trovo un compagno competitivo che vuole dimostrarmi la sua forza e la sua superiorità penso che non stia facendo aikido e l’unico risultato è che per qualche giorno avrò male a un polso …. ma quando trovo un compagno che decide di fare uke per tutta la lezione pensando di farmi progredire … mi riesce ancora più difficile … l’aikido si fa in due e se una volta sono uke e un’altra volta tori sento il mio compagno e gli rispondo o gli comunico al meglio delle mie possibilità … riesco a non pensare… vivo il momento:) ho appena iniziato il mio percorso, e ho ancora molta strada davanti a me, ma credo che di riuscire a dare il meglio solo quando ricevo e non quando mi si chieda di fare o di subire..il saluto è un momento importante, quando un compagno ti gira le spalle e se ne va ti fa sentire che non gli hai trasmesso niente, oppure un saluto formale privo di contenuti … meglio un “non saluto” :)sabri

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