Jo il mio Aite, uno strano compagno di pratica
Per quanto mi riguarda, lo studio delle Armi in Aikido – Jo, Boken e Tanto – non è finalizzato al loro utilizzo come strumenti da combattimento, ma come oggetti che hanno la capacità di evidenziare pregi e difetti relativi al mio corpo.
Sono loro i veri maestri, prolungamenti del mio essere.
Sono inanimati se io sono inanimato, ma se diamo vita a questi strumenti nasce una relazione con essi come se fossero dei compagni di allenamento.
Intanto i Jo non sono tutti uguali, alcuni sono leggermente più lunghi o più larghi, altri più pesanti, altri ancora più lisci o più ruvidi e, banalmente, alcuni più chiari o più scuri, come se fossero delle persone.
Tenere in mano un Jo ci permette di sentire, sentirlo e sentirci.
È un bel modo per acuire il tatto, sensibilizzarci attraverso il tocco, requisito importantissimo per progredire nei dialoghi non verbali, tipici dell’Aikido, ma non solo.
Che scopo ha studiare le armi altrimenti? Qualcuno di noi va in giro con un bastone? Una spada?…sul coltello tralascerei, purtroppo.
Si parla tanto di asse e di equilibrio e quale miglior strumento se non il Jo per verificare questi principi?
Di seguito propongo alcuni esercizi che ritengo utili all’apprendimento dell’uso di questi strumenti.
Cominciamo a prendere consapevolezza del Jo.
Ad occhi chiusi far scorrere il Jo tra le mani per tutta la sua interezza senza mai perdere il contatto, nella maniera più fluida possibile.
Proviamo a farlo scivolare tra le nostre mani fino a raggiungere una distanza scelta dal suolo, anche con una sola mano, oppure con entrambe, magari scegliendo quale delle due deve decidere di fermare la corsa del Jo al suolo.
Ora facciamo il contrario e proviamo ad avere il Jo come riferimento fisso appoggiato a terra in verticale e noi scivoliamo su di esso salendo e scendendo con le ginocchia facendo attenzione a cosa facciamo con la schiena.
Il nostro asse dovrebbe mantenersi in linea relazionandosi con il Jo, il nostro riferimento.
Verifichiamo ora quanto siamo in grado di percepire e di influenzare l’equilibrio del Jo, senza perdere il nostro.
Quindi senza muovere i piedi (la base) cerchiamo di tenere il Jo in equilibrio sul nostro dito indice, poi senza usare l’altra mano, cerchiamo sempre mantenendo l’equilibrio, di passarlo su tutte le altre dita ad una ad una fino al palmo della mano e poi facciamo la stessa cosa sull’altra mano.
- Siamo in grado di spostarci mantenendo il Jo in equilibrio?
- Riusciamo ad andare dove vogliamo e quindi a portarlo con noi gestendo lo squilibrio oppure è lui che ci porta lui dove vuole?
- Possiamo cambiare i livelli di movimento o comanda lui?
Parliamo di schiena, qual è la schiena delle nostre mani? Il dorso.
Quindi cerchiamo di attivarlo tenendo in equilibrio il Jo anche qui.
Proviamo a fare lo stesso con il dorso dei nostri arti superiori facendo rotolare nella maniera più fluida possibile il Jo sulla parte posteriore partendo dal centro alla periferia e viceversa, come in una specie di massaggio.
Fate attenzione a non compensare con i polsi e le mani gli eventuali eccessi di movimento del Jo verso la periferia così come non prendete colpi sul collo quando lo fate rotolare verso il centro.
Questo è un buono studio sulla fluidità del movimento e del tempo di esecuzione di un gesto, come il tori fune con un compagno che fa da zavorra.
Usiamo il Jo per stare meglio! Un pezzo di legno rigido non permette compensi, non fa sconti!
Se rispettiamo alcune semplici regole avremo con il nostro amico Jo dei chiari riferimenti in merito alle nostre possibilità articolari.
Cominciamo a verificare quanti gradi di rotazione hanno i nostri polsi, i nostri gomiti e le nostre spalle.
- Siamo omogenei?
- Siamo consapevoli delle nostre continuità articolari?
Cerchiamo di migliorare l’uso delle articolazioni degli arti superiori utilizzando un altro riferimento base dell’aikido: il cerchio e la circolarità dei movimenti.
Iniziamo con il prendere confidenza con delle rotazioni usando il Jo il più possibili parallele al nostro piano sagittale sia a destra che a sinistra, sia con la mano destra che con la sinistra.
Differenze? Proviamo a mantenere queste rotazioni alternando e sincronizzando anche la base.
- Possiamo camminare avanti e indietro?
- Qualcuno durante tutti questi esercizi si è ricordato di respirare?
Proviamo ora a coinvolgere anche una circolarità sul piano orizzontale da parte del bacino.
Verifichiamo il nostro grado di rotazione del bacino sull’asse.
Ora facciamo le rotazioni complete ruotando sul nostro asse senza modificare la base, sia a destra che a sinistra.
- Possiamo camminare e cambiare la nostra base?
Si dice che in Aikido tutto quello che si fa a mani nude si fa con le armi e tutto quello che si fa in piedi si può fare in ginocchio: siamo in grado di fare lo stesso esercizio camminando in shikko?
Abbiamo sviluppato due tipi di rotazioni, una sul piano sagittale e una sul piano orizzontale; ora ne proviamo un’altra sul piano frontale, coinvolgendo il dorso delle nostre mani.
Cercate di creare un centro con le vostre mani senza variarne la base così che il movimento circolare del Jo diventi fluido come una ruota che gira.
Siete il mozzo di una ruota. Da una parte e dall’altra naturalmente.
Tutti questi esercizi non son fatti per farci diventare delle majorette, ma ci permettono di conoscere bene gli strumenti di lavoro con cui interagiamo prima ancora di relazionarci con i compagni e soprattutto ci mettono in discussione impegnando i nostri movimenti nella loro totalità.
Le armi in Aikido sono amici fedeli o nemici implacabili, ma questo dipende solo da noi.
Spiegare certi esercizi senza un minimo di immagini probabilmente non risulta molto chiaro, me ne rendo conto, quindi se vi ho interessato e volete sperimentarli vi invito a venirmi a trovare.
Trovate i miei riferimenti nel mio sito web
Amico Jo, arrivoooooo 🙂
Buona pratica sana 🙏🏻
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