L’importanza della base: l’utilità di una buona centratura

Non ricordo esattamente se quanto segue è tutta farina del mio sacco perché tempo fa ho tratto spunto da alcuni articoli che reputavo interessanti integrandoli con alcune mie considerazione per scrivere il post che state leggendo.
Se qualcuno riscontrasse passaggi ‘suoi’ me lo faccia presente e provvederò a segnalarli con il link di riferimento, grazie.

Cos’è la base nell’Aikido? A cosa serve? Perché è così importante?

Rispondere a queste e altre domande relative all’importanza della base può risultare molto utile al miglioramento dell’uso di sé nell’aikido.
Fin dal primo giorno di pratica ci viene detto di ascoltare la base, di sentire il baricentro, di muoverci mantenendo l’asse, ma molto spesso ce ne dimentichiamo.

Ma qual è la nostra base?

Siamo tutti diversi quindi molto probabilmente avremo basi differenti.
Per base intendiamo la superficie di appoggio dei nostri piedi (yang) più uno spazio virtuale (yin) compreso tra questi.
Questa base varia a seconda dell’altezza, del peso, del movimento, della superficie di appoggio e dei livelli delle superfici su cui poggia.
Essa si adatta, o quanto meno dovrebbe adattarsi, a tutto il resto del corpo, per permettergli di muoversi senza cadere in balia di forze antagoniste.

Ma qual è la base corretta?

In posizione ortostatica senza l’aggravio di forze esterne che ci spingono in direzioni differenti, la base corretta per ognuno dovrebbe corrispondere alla larghezza delle spalle. Quando noi camminiamo in maniera normale, l’ampiezza dei nostri passi corrisponde grosso modo alla larghezza delle nostre spalle.
Se corriamo o dobbiamo adattarci a situazioni diverse da una “normale comodità”, ecco che la nostra base dovrà modificarsi per consentirci di poter funzionare.
In questa situazione si scontrano forze antagoniste che minano la postura, l’asse e quindi l’equilibrio.
Nell’Aikido queste forze contrapposte possiamo crearle noi per cercare di squilibrare i compagni e in relazione a queste forze la base dovrà adattarsi nel movimento, pena una perdita di equilibrio o peggio ancora una caduta.

Libro Sergio Cavagliano

Tuttavia dobbiamo considerare che se dobbiamo contrastare certe forze per poter restare in piedi, non stiamo armonizzandoci con il tutto scaricando le forze, ma stiamo subendo e ci stiamo in qualche modo opponendo, compensando in mille modi diversi.
Le forze come ho già detto esistono e possono manifestarsi solo se ci sono forze contrarie che resistono alle stesse; altrimenti non vi è scontro, non vi è sviluppo di forze, resistenze e fatica.
Ecco che, movimentare la base mantenendo il proprio asse (comodità) risulta il modo migliore per gestire le forze antagoniste senza creare resistenze.
Vi invito quindi a provare a cercare qual è la vostra personale ampiezza di base in una posizione normale.

Capita frequentemente di non mantenere una relazione ottimale tra parte bassa e alta e di dissociare la base, portando avanti soltanto un arto e lasciando l’altro al punto di partenza.
Questa condizione, che vorremmo infliggere al compagno e non a noi stessi, provoca un blocco della mobilità perché i due appoggi, i piedi, sono troppo lontani per potersi riunire senza spostare eccessivamente i pesi e questo causa un blocco e uno squilibrio meccanico che mette in forte crisi la postura.
Ecco perché, al di là del riuscire o meno ad eseguire una tecnica, è importante mantenere una base comoda.

I costi da sopportare fisicamente per questo errore sono molto alti soprattutto a discapito della colonna vertebrale.
Negli esercizi come il tori fune o lo ikkyo undo, possiamo verificare la  nostra base in una condizione “statica” mentre nel tenkan e nell’irimi tenkan possiamo verificare la nostra base in una condizione dinamica.
Ma ciò che è realmente importante è verificare la nostra base in una dinamica di relazione con qualcun altro.

Un esercizio utile che può permetterci di non sbagliare aprendo troppo la nostra base e di conseguenza compensare con la schiena, è legare i piedi tra loro a una distanza pari alla solita larghezza delle spalle.
Questo metodo ci obbligherebbe a spostarci mantenendo il nostro cilindro di equilibrio, senza dissociarci e senza compensazione alcuna.

Anche nelle cadute è possibile utilizzare questo metodo e verificare se la forma di partenza è uguale alla forma di arrivo.
Del resto, se siamo un cerchio, non possiamo cambiare la forma durante una rotazione, sia in un senso che nel senso opposto, altrimenti che cerchi saremmo?
Il massimo su cui possiamo giocare e dobbiamo giocare per lo squilibrio del compagno una volta che abbiamo un obbligo di apertura di base è quello di cambiare i livelli.

Piegare le ginocchia risulta quindi fondamentale sia per la destabilizzazione del compagno, sia per la nostra stabilità, messa a dura prova da una base costante, non più di tanto ampliabile.
Inoltre gli spostamenti di peso tra un piede e l’altro possono compensare la non apertura della base.

Ricordiamoci anche che la respirazione gioca un ruolo estremamente importante nell’equilibrio, che in questo caso non può essere compensato da un’ulteriore ampliamento della base di appoggio.

Ma questa è un’altra storia ;-).

Buona pratica sana 🙏🏻

Leggi gli altri approfondimenti che trovi nella pagina Aikido.

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