Educazione motoria: io sono come mi muovo
E’ curioso verificare come in molti casi, i movimenti che si danno per scontati risultano invece errati o insufficienti allo scopo.
Il fatto di svolgere varie funzioni, compresa la pratica di uno sport, non significa che si sappiano fare correttamente senza causarsi involontariamente qualche danno.
Purtroppo i nodi vengono al pettine e nella maggior parte dei casi mi trovo ad interagire con persone che lamentano dolori ai muscoli e alle articolazioni, che spesso sono indicatori di un costante ed errato uso del proprio corpo nella quotidianità come nella pratica dello sport tanto amato. Segnali chiari ed evidenti ma che restano spesso inascoltati a tal punto da continuare a sottoporre il corpo a continue e deleterie sollecitazioni. Com’è possibile che si arrivi a questo punto?
L’educazione motoria non è quasi mai un’educazione al movimento (corretto) ma è quasi sempre intesa come l’esecuzione di gesti fisici finalizzati ad ottenere un risultato; non esiste, in pratica, un’educazione motoria per le pratiche del quotidiano come per esempio alzarsi dal letto, lavarsi i denti o sedersi su una sedia. Il risultato è la nostra incapacità di cogliere ed interpretare i segnali che arrivano dal nostro corpo generati da errori posturali e che perpetrati nel tempo, alla fine si manifestano nella patologia.
Insegnare l’Educazione motoria ai bambini
Se alle errate pratiche quotidiane si somma anche l’attività sportiva scorrettamente eseguita, essa stessa causa uno stress per il corpo che invece che trarne qualche giovamento, finisce per scardinare una struttura muscolo-articolare già indebolita dalla routine. Sostanzialmente la mancanza di un’educazione motoria, che si dovrebbe acquisire nell’infanzia veicolata anche attraverso il gioco, comporta un deficit motorio da adulti che comporta la difficoltà ad eseguire movimenti corretti e ottimizzati quando si pratica, per esempio, uno sport.
E’ il caso di fare chiarezza in merito ad alcuni luoghi comuni (che sono stati messi in discussione anche dalla stessa scienza medica), relativamente al benessere che deriverebbe dal praticare gli sport come quando si afferma che nuotare può migliorare la scoliosi o correre agevola l’attività cardiaca; mi permetto di aggiungere una riflessione e penso sia necessario considerare anche altre variabili: non solo quale tipo di sport praticare, ma COME e PERCHE’ praticarlo, qualunque sia l’attività che noi decidiamo di intraprendere.
Variabili che faranno sempre la differenza perché il semplice fatto che per molte persone quello sport le aiuti a mantenersi in salute, non significa che sia una verità universale. E’ l’esempio della dieta dell’amica: è perfetta per l’amica ma non per me!
Nel mio lavoro è ormai diventata una consuetudine: prima di affrontare con il paziente gli esercizi di allenamento, faccio un passo indietro e mi sincero delle sue reali possibilità e capacità, verifico la coordinazione, l’equilibrio, la respirazione e la propriocezione. Una volta apportate le opportune correzioni ai difetti posturali e motori, molti di loro hanno potuto effettivamente godere dei benefici della disciplina praticata traendone non solo un miglioramento delle prestazioni ma soprattutto la salvaguardia della salute che è in assoluto l’aspetto più importante.
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Lavoro come osteopata nel mio studio a Milano in zona Amendola Fiera a pochi passi dalla metropolitana Linea Rossa (fermata MM Amendola Fiera) e da CityLife.